Regia di Paul Wright vedi scheda film
"For those in peril...." canta triste e sommesso un coro di voci in chiesa alla celebrazione della messa in suffragio dei cinque pescatori morti tra i flutti. Una tragedia che non è certo una novità in un villaggio scozzese che, come tanti, sopravvive di pesca e dei doni del mare...almeno fino a che questo non torna a riprendersi ciò che di più caro uno possa avere in questo maledetto mondo. Un incidente che ha lasciato qualche perplessità tra le autorità incaricate degli accertamenti: piccoli sospetti e domande senza risposte circa il fatto che solo Aaron possa essere sopravvissuto e sul fatto che lo stesso fosse circondato in acqua da una coltre di sangue non suo. In effetti Aaron è un adolescente un po' problematico sin dall'infanzia: attaccatissimo al fratello di poco più grande e orgoglioso da ultimo di poter finalmente andare a lavorare in un peschereccio assieme al suo famigliare di poco più grande. La tragedia del naufragio per il ragazzo rimane un fatto inconcepibile, come anche rassegnarsi alla morte e al distacco permanente da quel fratello ed amico insostituibile. I turbamenti di Aaron finiscono per suscitare nei compaesani dei tormenti e dei sentimenti di rivalsa e risentimento ai danni del superstite, fino a considerarlo responsabile, materialmente o anche solo a causa di intuizioni ispirate a vecchie leggende o superstizioni, di quella devastante sciagura. Una tragedia nella tragedia, questa, che si i consuma negli occhi lucidi e sullo sguardo tirato di una madre (e' l'ottima Katie Dickie, vista in Red Road della Arnold, in Prometeus di Scott, e in Shell, splendido vincitore al TFF 2012) che vorrebbe tenersi ancora tra le braccia almeno l'ultimo caposaldo e ragione della propria esistenza, ma che vede invece inesorabilmente naufragare pure quest'ultimo tra i mari in tempesta della propria follia da turbamento ed angoscia senza fine. Una tragedia annunciata che ne segue una gia' nota, quella che apre appunto la vicenda. "For those in peril" è girato con una narrazione che procede più per emozioni che per colpi di scena, e con l'utilizzo di flashback di filmati innocenti e puerili di una infanzia felice che invece ora è solo un ricordo sbiadito ed irrecuperabile. Un film che suscita rabbia, per gli atteggiamenti grevi e inqualificabili di una folla in preda al rancore più primitivo che richiama solo ed inevitabilmente vendetta; un film che non lascia spazio alla speranza; un film che trova nella favola più avveniristica e puerile che possa raccontarsi ad un bimbo - quella della balena che inghiotte grandi e piccini fino a che un piccolo eroe li libera tutti - la soluzione vera e concreta per dare una svolta ad una vita arenata tra le dune di sabbia come l'enorme cetaceo che apparirà nell'amaro epilogo, come alla fine di un beffardo incubo più vero della amara, cruda ed impietosa realtà.
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