Regia di Penny Marshall vedi scheda film
La Marshall ci restituisce il clima di una stagione drammatica ed irripetibile della scienza neurologica, evocando i fatti di un evento epidemico troppo presto dimenticato e precipitandoci nel parcheggio di un cronicario newyorkese in attesa di un novello messia della L-Dopa e profeta osteggiato di una visione eterodossa del metodo scientifico.
Assunto come neurologo in un cronicario del Bronx, il dottor S. inaugura un approccio sperimentale alla cura dei numerosi pazienti postencefalitici che vi sono ricoverati da alcuni decenni. L'utilizzo di un farmaco innovativo e l'attenzione umana verso ciascuno di loro sarà la strategia vincente per il miracoloso risveglio dell'Estate del '69. Non tutto però, sembra andare come previsto.
Summer of a fucking miracle in New York
Preceduta dall'attenzione sempre crescente riscossa dal libro e dal prestigio scientifico del suo autore maturati nell'arco di vent'anni e già oggetto di alcune riduzioni teatrali e radiofoniche, la collezione di casi clinici di Oliver Sacks approda al cinema grazie ad un iniziale interessamento di Steven Spielberg e dello sceneggiatore Steven Zaillian, per poi trovare la sua consacrazione nello scrupoloso lavoro della regista Penny Marshall e nelle straordinarie interpretazioni di due giganti di Hollywood come Robin Williams e Robert De Niro. Frutto di una eccezionale concomitanza di fattori che hanno decretato il valore simbolico di un soggetto naturalmente votato alle riduzioni drammaturgiche (il coraggio e la sensibilità umana di un medico controcorrente, la disillusione sull'approccio deterministico alla complessità dei sistemi biologici, la tragica immobilità di esistenze congelate che ritornano alla vita, la resilienza dell'essere umano di fronte alla più inconcepibile tra le condizioni, la mutualità e reprocità del rapporto medico-paziente), il racconto di Sacks è un paradigma esemplare della scienza moderna e di come essa abbia superato i limiti epistemologici di una cieca fiducia razionalista, per aprirsi da un lato alle più disparate discipline della complessità (dalle geometrie non euclidee alla teoria del caos) e dall'altro esporsi al ridicolo di una rappresentabilità delle condizioni cliniche secondo le modalità prevalenti di una terminologia fenomenologica che attingesse alla metafisica ed alla potenza evocativa del racconto letterario (magnifica e suggestiva la citazione sulla 'Pantera' di Rilke), il che costò al suo autore l'iniziale dileggio della comunità scientifica ma anche la successiva gloria dei suoi indiscutinbili successi clinici ed editoriali. Il film della Marshall cerca di restituirci, anche grazie alla fondamentale consulenza del medico inglese, il clima e l'atmosfera di quella stagione drammatica ed irripetibile della scienza neurologica, grazie ad un approccio filologico che storicizza i fatti di un evento epidemico troppo presto dimenticato (casi di encefalite letargica dall'eziologia ad oggi sconosciuta si erano verificati ciclicamente in tempi storici e l'ultimo ebbe la 'sfortuna' di cadere tra una guerra mondiale e la pandemia influenzale più devastante che l'umanità ricordi) per precipitarci nel parcheggio di un cronicario newyorkese dove lo stato vegetativo dei suoi pochi superstiti attendeva un oscuro e timidido ricercatore senza alcuna esperienza clinica, novello messia della L-Dopa e profeta osteggiato di una visione eterodossa del metodo scientifico. Tutti elementi che ovviamente contribuiscono alla resa melodrammatica di un soggetto che
punta giustamente sulle credibili caratterizzazioni dei suoi personaggi (compresi quelli secondari), ma che trova nelle interpretazioni di Williams-Sacks e Leonard-De Niro l'elettrizzante polarizzazione di uno scontro tra personalità mimetiche in grado di restituire l'indiscutibile verità dei reali protagonisti: un medico timido e coraggioso dal problematico approccio relazionale (non si fa cenno però alla omosessualità di Sacks solo molti anni dopo raccontati nei resoconti autobiografici di Zio Tugsteno) ed un bambino del Bronks degli anni '30 che si risveglia uomo (compresi gli inevitabili appetiti sessuali e le tardive esorbitanze patologiche da masaniello alla Qualcuno volò sul nido del cuculo) nella New York di fine anni '60 e dello sbarco sulla Luna. Visti in filigrana la maggior parte dei temi sopra accennati nel titolo simbolo dell'esperienza dell'autore sono abbozzati con il giusto grado di sensibilità ed accuratezza di dettaglio, senza calcare eccessivamente sui tasti del sentimentalismo e non ostante qualche soluzione decisamente coreografica (i pazienti risvegliati in gruppo); ma su tutti è certo il senso irrimediabile di un tempo perduto (Leonard ed il suo nuovo amore tardivo e impossibile, Rolando-Dexter Gordon ed il suo piano-jazz di un ritrovato ritmo interiore, Lucy e la sua amnesia emotiva anterograda bloccata al 1926) ed il valore di una vita intera condensati nelle poche esperienze che contano rappresentano il vero testamento umano di una straordinaria stagione della scienza ("Lo spirito umano è più forte di qualsiasi droga. Che è quello che deve essere nutrito. Con il lavoro, il gioco, l'amicizia, la famiglia. Queste sono le cose che contano. Questo è ciò che avevamo dimenticato"). Triste pensare che proprio i sopraggiunti sintomi del parkinsonismo abbiano segnato il tragico epilogo dell'esperienza umana di un grande attore come Robin Williams. Tre nomination agli Academy Awards 1991 (Film, Attore protagonista per De Niro e Sceneggiatura non originale) ed una ai Golden Globes per Williams come miglior attore in un film drammatico.
Soltanto a tratti si alza, muto, il velo delle pupille.
Allora un’ immagine vi entra, si muove
Attraverso le membra silenziose e tese
E va a spegnersi nel cuore.
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