Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Film diviso in due metà molto diverse e dalle ambientazioni ben distinte. La prima (via Perugia 45) è una tipica commedia neorealista: data la penuria di alloggi del dopoguerra, una famiglia piccolo borghese è costretta a coabitare con un folto nucleo di profughi istriani, con gli inconvenienti che si possono immaginare; solo tredici anni dopo ha la possibilità di trasferirsi in un altro appartamento (via della Fontanella 25) che nessuno vuole, perché era la sede di un bordello. Anche nella seconda parte ci sono spunti comici, perché inizialmente il capofamiglia cerca di nascondere la situazione provocando una serie di equivoci; poi il tono si fa più serio e, dopo che la moglie scopre tutto, sfiora il drammatico (bisogna anche dire che Totò e Peppino, qui negli insoliti ruoli di suocero e genero, hanno poche occasioni per i loro duetti). Ci si accorge così che c’è poco da ridere: gli abitanti della casa sono costretti a vivere come appestati, tengono le persiane sempre chiuse, le ragazze non si mostrano in giro per la vergogna, il nonno è l’unico a non scandalizzarsi. Il finale può sembrare familista e accomodante, invece è coraggioso: dopo che per generazioni l’iniziazione sessuale dei giovani maschi era stata tacitamente affidata alle prostitute e la frequentazione dei bordelli veniva percepita quasi come un dovere (tanto che Cristina Gajoni, paradossalmente, è delusa che il fidanzato pugile non ci abbia mai messo piede), Bolognini mette alla berlina la cattiva coscienza degli italiani disorientati dall’entrata in vigore della legge Merlin. Le persiane, che finalmente vengono aperte, fanno entrare un vento di novità.
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