Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Nonostante qualche elemento che affonda fin troppo nel neorealismo rosa (le storie d’amore delle figlie di Peppino con il pugile, il giornalista e il bersagliere), si tratta di una riuscita e divertente satira dell’ipocrisia degli italiani in materia sessuale, prima e dopo la chiusura dei bordelli. Il problema della casa (che è sempre stato un casino) è soltanto un pretesto, sebbene si riveli assai riuscita la parte del film che si svolge nell’appartamento diviso tra la famiglia Armentano e i profughi istriani. Totò, che qui recita nella parte (credo inedita) di suocero di Peppino, è tenuto piuttosto imbrigliato dal regista Bolognini (che più tardi si pentì di non avergli lasciato maggiore libertà espressiva), ma funziona alla perfezione, anche perché è a lui che vanno le simpatie degli autori, come dimostra il discorso finale, che proprio lui pronuncia dalla finestra dell’ex casa chiusa di Via delle Fontanelle. Intorno al nonno (pensare che all’epoca Totò aveva 61 anni…), si muove un’umanità di un’ipocrisia spaventosa, dalla figlia (Laura Adani), preoccupata della reputazione delle “bambine” e di non far sapere niente al figlio sacerdote, alle due ragazze perbeniste, passando per Peppino che, dopo avere proclamato che ognuno si deve prendere le proprie responsabilità, addirittura si dimette da capofamiglia. Peppino e il figlio bersagliere sono stati entrambi clienti della sora Gina, ma non si può dire, nemmeno in famiglia (quando la moglie domanda se anche lui sia stato in quel bordello, Peppino, messo alle strette, risponde “sì, ma di passaggio). L’unico che non ha paura di ammettere le sue frequentazioni – caso mai è la memoria che lo tradisce – è nonno Totò. Tutto si può fare, purché non lo si sappia in giro. Arrangiatevi!, per questo, è un bello schiaffo all’Italia democristiana del 1959.
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