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Storia di una ladra di libri

Regia di Brian Percival vedi scheda film

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La recensione su Storia di una ladra di libri

di alan smithee
4 stelle

Un rigido inverno che acuisce l'asprezza di un clima gelido gia' dal punto di vista umano: siamo nel 1939, in piena espansione nazista e un treno percorre spazi innevati candidi quanto minacciosi. Una madre con due bambini e' in fuga da una persecuzione che non tollera ne' accetta chi non condivide i propri dogmi o peggio non appartiene alla razza eletta. Il fratellino muore di stenti e freddo nel viaggio e la madre, distrutta dal dolore, si vede costretta a consegnare ad una nuova famiglia la sola figlia superstite, contravvenendo con disappunto della nuova madre, ad un contratto preciso e definito. Ecco che in tal modo la piccola Liesel si trova catapultata nel mezzo di una famiglia matriarcale dove chi porta i pantaloni e' infatti una donna dinamica e severa che occupa le prime occasioni di contatto con la bambina per puntualizzarle un regolamento inflessibile a cui la piccola dovra' subito uniformarsi. Inizia, suo malgrado, una nuova vita per la bella bambina, che tuttavia riuscira' a familiarizzare col "papa'" adottivo bizzarro e arrendevole, ma complice e leale e con un biondo amichetto leale e neanche tanto segretamente infatuato della bella e boccolosa ragazzina. La condizione di analfabetismo della piccola non le impedisce di manifestare subito una particolare attrazione per i libri e le storie scritte, sensazione che si acuisce quando la ragazza dovra' partecipare ad una festa pubblica in cui tutti i libri della cultura occidentale verranno messi al bando in un grande rogo. Notata dalla moglie sola e triste del ricco borgomastro per il quale la madre adottiva stira la biancheria, Liesel riuscira' a venire accolta periodicamente nella bella villa dei padroni per condividere ore ed ore di passione verso i racconti e la scrittura, che nel frattempo la ragazza aveva imparato a far suoi. La vicenda in seguito si complica col sopraggiungere di un ragazzo ebreo, segretamente ospitato dai due coniugi che, col passare del tempo, acquisiscono tutta quella umanita' che inizialmemte invece celavano in modo impenetrabile. Impeccabilmente ambientato e suggestivamente circondato di paesaggi di villaggi e territori ricoperti da una coltre di neve visivamente molto coreografica, e da una vegetazione montana, da raggruppamenti di case, villaggi e interni di abitazioni dall'alto potere seduttivo, ma che pure celano ognuno il loro lato piu' tetro e mortale, Storia di una ladra di libri si perde troppo presto in una confezione impeccabile e ricercata, in una patina artificiale che ne opprime poi i doverosi rimandi culturali e storici, finendo per ridursi ad una calligrafica rappresentazione che finisce per annegare nella retorica e nel semplicistico qualunquismo. Troppo perfezionismo formale che rende sommariamente troppo poco credibile od accettabile la stessa figura della protagonista, bambina bella dallo sguardo incantevole, ma troppo spesso ritratta in boccoli biondi usciti inverosimilmente da ore di messa in piega che stonano con il realismo invocato da una vicenda al contrario drammaticissima e tesa, al punto da rendere tutto troppo zuccheroso ed inverosimile. Per lo stesso motivo la parte dei due genitori adottivi, affidate a due solitamnte ottimi interpreti come Emily Watson e Geoffrey Rush, finiscono per svilirsi in una unidimensionalita' che li rende al massimo gustose macchiette di pochi minuti, prima di scadere nel caramello debordante e fuori luogo.

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