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Storia di una ladra di libri

Regia di Brian Percival vedi scheda film

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La recensione su Storia di una ladra di libri

di OGM
8 stelle

Il libro come simbolo del proibito, come custode delle verità segrete. La Notte dei Cristalli ha mostrato la preziosa pericolosità della parola stampata: ci sono pensieri, principi ideologici o invenzioni letterarie, che fanno davvero paura. Il motivo è che minacciano di cambiare il mondo, oppure, semplicemente, testimoniano la libertà, la possibilità di essere diversi ed indipendenti. La piccola Liesel, nella Germania della seconda guerra mondiale, sta imparando che a dividere l’umanità in ricchi e poveri, in deboli e potenti, in credenti ed atei, sono sempre piccoli blocchi di carta rilegata. Impossessarsi di quelli sbagliati,  quelli della parte avversa, ai quali non si ha accesso, è un delitto che apre la mente, ma può costare caro. Nella visione ebraica, il verbo è la misteriosa forza soprannaturale che crea la vita. E in una realtà divisa dall’odio, può essere l’arma per abbattere le barriere, e tendere le mai al di là di un orizzonte chiuso dalla miopia del pregiudizio. Le parole, infatti, iniziano la loro opera di rinnovamento quando ancora sono nascoste, sepolte sotto terra, oppure sigillate in un quaderno che nessuno deve leggere. Non è importante pronunciarle, fare in modo che qualcuno le ascolti: basta farle esistere, come grafemi che contengono il germe di nuove forme di vita. Il malato incosciente guarisce, se qualcuno, accanto al suo letto, continua a raccontare una favola. Il sole entra in una cantina buia, non appena una voce lo descrive senza nominarlo. Il tiranno muore e la pace torna, nel momento in cui la sua immagine viene cancellata e ricoperta con una poesia. La speranza è una pratica clandestina, artistica e intellettuale, spiritosa e allusiva, prima di diventare un’energia in grado di vincere la morte. In questa storia la Morte è una presenza ombrosa, che segue Liesel da vicino, ma senza mai toccarla. Quella bambina attira la sua attenzione, forse perché in lei riconosce un’avversaria temibile e degna di ogni rispetto, capace di sfidarla, di indurla a recedere dai suoi macabri propositi. Liesel ha l’aria innocente di una che non ci sta, che non si lascia mettere in riga dal terrore. Ai suoi occhi i divieti non valgono, se sono irrazionali, se si contrappongono al naturale desiderio di sapere. Per questo ruba i libri, nonostante sia analfabeta. Mettere le mani su quegli oggetti, per lei altrimenti irraggiungibili, equivale ad affermare il diritto a capire ciò che non le appartiene, poiché si trova nello sconosciuto territorio dell’altro. Storia di una ladra di libri  è un racconto di frontiera, che si muove lungo il frastagliato confine tra il giorno e la notte, dove la sincerità si confonde con il sotterfugio, e il genuino slancio dell’amore è costretto, per sopravvivere, a vestirsi con abiti non suoi: i costumi di una giocosa recita che anticipa la metamorfosi della salvezza.

 

La gente osserva i colori del giorno soltanto all’inizio e alla fine, ma per me è chiaro che un giorno è composto, ad ogni istante,  da una moltitudine di gradazioni e accenti. Una singola ora può essere composta da migliaia di diversi colori. Gialli cerei, blu cosparsi di nuvole. Fosche oscurità. Nella mia attività, è importante farci caso.  (trad. dal romanzo The Book Thief di Markus Zusak)

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