Regia di Gonzalo López-Gallego vedi scheda film
Tedio, tedio tedio, Cominciamo col dire che questo film sarebbe più propriamente da catalogare come "thriller" e che può considerarsi horror solo in senso lato (per come la vedo io infatti una pellicola per essere definita "horror" deve avere o una forte componente magico-sovrannaturale- filone che prediligo- oppure una congrua componente splatter).
Già lo spunto iniziale non è di particolare originalità, perchè il tema del gruppetto di "sconosciuti" che si ritrovano a inizio film insieme senza sapere né dove si trovino né perchè, a volte memori a volte immemori delle proprie identità, lo abbiamo già ormai visto dare il via a varie pellicole, come punto di partenza intrigante ma insidioso e quindi gestito talora bene, talora male (il più delle volte la seconda).
"Open grave" si trascina per tutta la prima parte in un tedio assoluto, dove nulla contribuisce a costruire una tensione che dovrebbe esserci, date le premesse, e invece manca del tutto: né lo script, né i dialoghi, terribilmente insipidi e generici, né il cast. E non si può pretendere che a tutto questo possa sopperire solo una fotografia buia e sporca (fin troppo).
Poi arriva la seconda parte e i tasselli del puzzle iniziano, come da copione, ad apparire. Il problema è che tali tasselli, anzichè andare a incastrarsi progressivamente coinvolgendo lo spettatore in un percorso che lo condurrà al climax finale, non fanno altro che confondere sempre di più la vicenda (e non è una cosa positiva).
Dato dunque che fino a quel momento non si è riusciti a dare conto di nulla, inesorabile arriverà, come diceva anche l'altro opinionista, lo "spiegone", appiccicato su un finale apocalittico che, dati i miei gusti, non mi avrebbe colpito comunque, ma tanto meno dopo 1 ora e 40 minuti di agonia.
La cosa più originale? Una Lada Niva rossa in un film americano (ah, ma già...è stato girato in Ungheria)
sexy
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