Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Tra i titoli solitamente meno citati e celebrati di Mario Monicelli,ma anche di Anna Magnani,Totò e Ben Gazzara,"Risate di gioia" ha conosciuto negli anni una riconsiderazione, soprattutto critica,non indifferente.La storia dei due guitti di serie C che vengono coinvolti in una nottata stramba di Capodanno,da un ladro che deve piazzare un colpo,e hanno a un certo punto uno scatto di dignità,al contempo dandosi una dimostrazione d'affetto sincera,nonostante la loro sfortuna cronica e la loro non-qualità,viene da due racconti di Alberto Moravia condensati,e per il regista viareggino,fresco reduce dai trionfali "I soliti ignoti" e "La grande guerra" fu un inciampo,soprattutto a livello commerciale.Ambientato in una Roma gaglioffa,zuppa di personaggi meschini e cinici,con un retrogusto che chi lo ha definito felliniano non ha esagerato per nulla,il film parte con grinta da commedia e finisce con malinconia pur strappando un ultimo sorriso nella scena conclusiva,e ammicca all'ottimismo forse scellerato,forse semplicemente vitalistico dei due personaggi principali nella chiusura.Anna Magnani,in versione bionda con parrucca,alterna pose da fatalona a una seducente verve schietta come poche possedevano,Totò si riserva una parte da spalla,dando la battuta con sapienza alla collega,e Ben Gazzara,nella parte infame dello sfruttatore con troppo pelo sullo stomaco,faceva già vedere doti da attore di vaglia,specialista nello sparare lampi dagli occhi.Un'operina a metà tra neorealismo leggero e cinema del boom aspro.
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