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Corpo estraneo

Regia di Krzysztof Zanussi vedi scheda film

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La recensione su Corpo estraneo

di OGM
7 stelle

Storie così. Piccole, comuni, perfino patetiche, cosparse di miserie a volte ingenue, a volte semplicemente meschine. Il confine tra il bene e il male, tra la lucidità e la follia, tra la vita e la morte, scorre, invisibile, in mezzo a noi, noi che non siamo importanti, che non vediamo lontano, eppure ci troviamo ad un passo dai dilemmi fondamentali. Krzysztof Zanussi si guarda intorno, e coglie tutto l’universo ad un metro da sé. Gli uomini e le donne combattono le loro minuscole battaglie, mai originali, e decisamente insignificanti rispetto alle dimensioni del cosmo, ma è proprio lì, dentro i loro errori, le loro debolezze ed impotenze che ama rintanarsi quel mistero che si chiama destino. A noi tutti tocca l’affanno di aspirare a diventare protagonisti di uno spettacolo di cui siamo solo le comparse. Niente può l’amore di Angelo per Katarzyna, e niente può la strategica determinazione di Kris, la manager disposta e tutto pur di assicurarsi l’appalto milionario, ed avanzare di grado. Sono solo corpi estranei nell’ambito di un turbinoso disegno che segue traiettorie imperscrutabili, e che la loro presenza può solo flebilmente scalfire, come una manciata di granelli sulla superficie di un mare in tempesta. Vogliono, ma non possono. Fanno, ma sbagliano. Sono strumenti messi al servizio di un principio di negazione, che esalta il contrario come mezzo di rivelazione. Vero è ciò viene imposto dagli eventi, non ciò di cui siamo convinti. Le nostre scelte sono accidenti incapaci di condizionare la realtà. Sono, tutt’al più, propositi avventati e testardi, che amano lottare fino all’ultimo, a dispetto di ogni regola ed evidenza, perché quello è l’unico modo per far sembrare forti le idee da cui hanno tratto ispirazione. Il pluralismo, in questo senso, è solo la riproduzione multipla, su varie sfaccettature, del medesimo modello filosofico di base: darsi un obiettivo significa immaginare e proporre, ma il prodotto è solo un’illusione creativa, a bordo della quale per un po’ ci distraiamo, mentre viaggiamo verso il nulla.  Il gioco si disputa tra passato e futuro, tra presenze e assenze, tra autenticità e finzione, ma nessuna direzione è quella giusta. Non ci si può lasciare per sempre alle spalle la vecchia Polonia delle purghe staliniste, né abbracciare con slancio quella nuova, moderna, della democrazia e del libero mercato. Non si può credere in Dio senza andare incontro alla crisi della fede, né essere atei senza veder messo in discussione il proprio scetticismo. Il paradosso, il bivio, la simultaneità degli opposti sono l’essenza del potere che ci sovrasta, che ci rende tutti uguali, parimenti vittime dell’assoluta impossibilità di avere ragione, di ottenere conferme, di essere premiati. Il concetto è spaventoso, ma è terribilmente facile da illustrare: basta mettersi a raccontare, con le parole e le immagini di tutti i giorni -  quelle dei dialoghi familiari, dei riti individuali o collettivi, delle cronache mediatiche - ciò che continuamente accade, e ci induce, ogni volta, a maledire la sfortuna.  

 

Riccardo Leonelli

Foreign Body (2014): Riccardo Leonelli

 

 

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