Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film
Il più problematico e complesso dei supereroi Marvel ritorna, con Steve Rogers operativo in un mondo che non è più quello rooseveltiano così mirabilmente messo in scena da Joe Johnston nel contestato capostipite della saga a stelle e strisce. Diretto con una verve insospettabile da Anthony e Joe Russo (Tu, io e Dupree), il film s’innesta nella riscrittura del Capitano operata da Ed Brubaker e introduce il personaggio di Bucky Barnes, eroico braccio destro di Rogers nelle trincee d’Europa, quando l’Howling Commandos di Nick Fury le suonava ai nazisti. Senso di colpa insormontabile per Cap, Barnes è il simbolo dell’innocenza sacrificata nella guerra alla tirannide nazista. Senza rovinare sorprese a chi non segue il Capitano nelle avventure di carta, non si può non notare come la terza linea temporale di continuity marveliana, quella cinematografica, sia in realtà un sofisticato intreccio fra l’universo Ultimate, più hard boiled, e quello classico. Pertanto non possono sembrare un tantino fuori luogo le proteste dei fan filologicamente più attrezzati che soffrono nei confronti di talune libertà che si concedono gli autori. L’aspetto più interessante però di questo sorprendente sequel, soprattutto alla luce del caso Snowden, è vedere Capitan America (secondo la dizione dell’editoriale Corno) ergersi a critico scettico nei confronti della paranoia securitaria incarnata da Nick Fury. Il cinema politico si fa anche così.
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