Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Due sorelle: la maggiore è intrattabile, la minore è carina. Xaver vuole sposare la seconda, ma l’usanza vuole che sia prima la maggiore a prendere marito. Il padre delle ragazze propone a Xaver di sposare l’altra, divorziare e così poter impalmare quella desiderata. Ma il cervellotico piano è destinato a fallire.
Due sorelle è una rilettura ‘alla Lubitsch’, cioè ironica, dai leggeri riflessi sociali e ambientata nella Germania del sud, del testo Shakespeariano de La bisbetica domata; con un copione firmato dallo stesso regista e dal suo abituale collaboratore Hanns Kraly viene così messa in scena la storia della intrattabile ragazzaccia rabbonita da un insospettabile innamorato. La vicenda si incrocia poi con quella più lineare della sorella ‘buona’, quella calma e adorabile, che trova marito nell’amico del pretendente della bisbetica: ciò che ne viene fuori è un crescente turbine di equivoci sentimentali destinati a dar vita, in conclusione, a due coppie più che salde. Un’ora in tutto di durata, spezzettata in quattro atti; il ritmo è alto e i toni sono spesso virati al comico; nulla di trascendentale nei fatti, ma un’operina ben confezionata di puro intrattenimento. Fra gli attori troviamo Henny Porten, Emil Jannings, Jakob Tiedtke e Gustav von Wangenheim, tutti riutilizzati a più riprese in quel periodo da Lubitsch. 5/10.
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