Regia di Sharunas Bartas vedi scheda film
Gente in cammino, proveniente da chissà dove, e diretta verso una meta invisibile. Sharunas Bartas ritrae storie in transito, di cui non si conoscono né il prima né il dopo. Persone che attraversano lo schermo, senza seguire una direzione a cui sia possibile dare un significato. Il loro percorso misterioso si svolge lungo le strade, nelle piazze, sui prati, sulle distese innevate, nei corridoi delle case, negli angusti rettangoli dei cortili. Uomini e donne qualunque formano masse indistinte. Solo gli ultimi si distinguono, in mezzo alla folla. Sono protagonisti di sogni assolutamente inediti, che solo loro capiscono e sanno come fare vivere, nonostante il disprezzo del mondo. Un mendicante chiede l’elemosina azionando i fili di un marionetta: un pupazzo che sembra il suo ritratto. Un uomo anziano, privo delle gambe, si sposta su un carrello di legno, spingendosi con le mani. I più poveri raccolgono oggetti tra i rifiuti. Intanto la città prosegue la sua routine, con le sue moltitudini in movimento, i suoi riti collettivi, i suoi incontri fugaci e casuali che fungono da istantanei diversivi in un’anonima ripetitività. La solitudine, la fuga, l’attesa sono gli unici, veri antidoti contro l’uniformità che annulla gli spontanei moti del cuore. Anche una preghiera può diventare una manifestazione futile ed impersonale se è legata alla frequenza della messa come abitudine scandita dal calendario delle feste comandate, e dal periodico suono delle campane. Forse bisogna essere disperati per scoprire la fede come espressione genuina e individuale, che si inventa un proprio modo di rendersi visibile a Dio e agli uomini, sfidando le leggi della normalità. Devozione è resistere nella diversità, trasformandola in un segno di forza interiore. Essere uno contro tutti. Essere l’altro con cui il resto dell’umanità si deve confrontare. Lo scoglio contro cui si frange la corrente. In questo cortometraggio, la seconda opera del regista lituano, sono presenti già i temi dominanti della sua produzione successiva, a cominciare dall’attenzione per il ritratto d’insieme come scenario su cui devono spiccare i singoli dettagli devianti, i particolari che, con la loro eccezionalità, trasformano l’ovvio nella sede di un interrogativo senza risposta. L’estraneità è la causa e l’effetto di ogni dramma umano. L’alienazione è un nobile stato dell’anima, che si esplica in una folgorante contemplazione dell'anomalia. L’elemento straordinario rimane sospeso tra gli opposti, indefinito e quindi perfettamente libero. Il giorno narrato in questo film – il cui titolo internazionale è In Memory of the Day Passed By – non inizia e non finisce, perché, semplicemente, accade, secondo una sequenza temporale frammentaria, forse casuale, che segue i pindarici voli del pensiero. I fotogrammi sono tappe di un’avventura del ricordo. Un vagabondaggio alla ricerca delle rarità neglette e calpestate, gli angeli caduti dell’Immaginazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta