Regia di Howard Hawks vedi scheda film
VOTO 10/10 Uno dei titoli mitici del genere western, e uno dei film più rappresentativi dell'opera di Howard Hawks, che negli anni successivi ne riprese il soggetto per alcuni remake come "El dorado" e "Rio lobo". La trama non è particolarmente originale e riprende elementi consueti, ma l'esecuzione è di primissimo ordine, con una regia che sa sfruttare abilmente il senso di attesa dei vari personaggi per gli eventi che costituiranno il "climax" dell'azione drammatica, e un'attenzione maggiore rivolta ai personaggi stessi piuttosto che all'azione (è stato definito un western "da camera"). E' un film in un certo senso nostalgico che guarda soprattutto al passato del genere e si pone per certi versi come una "summa poetica" del western classico, anche se alcune digressioni narrative preannunciano già il clima del western moderno degli anni sessanta; inoltre, grazie ai temi dell'amicizia virile, all'elogio del senso del dovere e del professionismo e alla sempre presente battaglia dei sessi, si riallaccia perfettamente al resto dell'opera hawksiana. John Wayne è laconico e coriaceo al punto giusto (per quanto il ruolo di Chance risulti forse meno sfaccettato rispetto alle grandi prove in Il fiume rosso dello stesso Hawks o Sentieri selvaggi di Ford), ma la vera rivelazione del cast è Dean Martin che riesce a conferire un inedito spessore al personaggio dell'ubriacone Dude; affascinante Angie Dickinson, discreto il cantante Ricky Nelson che sostituì all'ultimo momento Elvis Presley (e la scena in cui canta con Martin "My rifle, my pony and me" è una delle più belle del film). Allora si può ritenerlo, come fanno molti, il capolavoro di Hawks? Dopo diverse visioni in cui avevo sempre mantenuto alcune perplessità, mi sono convinto che il film può essere ritenuto un capolavoro: il critico Robin Wood ha scritto che in esso si ritrova la quintessenza del classicismo americano e ha ragione, il film è una straordinaria ricognizione su un genere che stava per perdere la sua purezza originaria e trasformarsi in qualcosa di diverso. In "Rio bravo" si fondono con grande efficacia narrativa gli elementi tipici del western con elementi umoristici tutto sommato godibili riservati al vecchio Stumpy di Walter Brennan (che all'inizio mi sembrava un pò troppo fumettistico) e al padrone del saloon Pedro Gonzalez-Gonzalez, e anche la love story fra il Duca e la bellissima Feathers della Dickinson aggiunge colore e smalto in maniera assai gradevole, tanto che è inutile stare a guardare alla differenza di età fra i due attori che potrebbe rendere un pò improbabile questa "romance" cinematografica. Nel complesso, il film si distingue per il geniale controllo visivo della regia (le immagini restano eccellenti nella resa figurativa) e per l'indubbio impatto dei temi e dei contenuti dell'opera.
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