Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Il medico prescrive un po’ di vacanza a Sally Meyer, che lascia così la moglie sola a Berlino per andare a sud, sulle Alpi. Qui incontra la bella Kitty, il cui fidanzato è rimasto a casa, e con la quale decide di fare un’escursione sul monte Watzmann, confidando in un’avventuretta con la donna. Ma i due piccioncini non sanno che sono in arrivo il marito di lei e la moglie di lui.
Commediola in tre atti del primo periodo di Ernst Lubitsch, nella quale lo stesso regista riveste anche il ruolo di protagonista. Scritta da Hanns Kraly (a lungo collaboratore di Lubitsch) ed Erich Schoenfelder, Meyer il berlinese è un’operina leggera, vagamente rosa e dalle tinte comiche nella quale i due ottimi interpreti centrali (la protagonista femminile è Trude Troll) sono ben serviti da una corposa serie di dialoghi – in didascalia, si capisce – nei quali abbondano le boutade e le facezie, specie messe in bocca a Sally Meyer, personaggio che ricorda a tratti il futuro Groucho Marx (grossolano, inconcludente, superbo e pasticcione). Il poker di attori principali si chiude con Ethel Orff e Heinz Landsmann, quest’ultimo nella sua unica performance davanti alla macchina da presa. Ritmo sufficiente, un’ora scarsa di durata. 5,5/10.
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