Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Un dottore e sua moglie vedono il dirimpettaio a torso nudo alla finestra; il medico fa uno scandalo, ma è solo l’inizio di una giornata complicata, che culminerà in una serata ancora più turbolenta.
Girato poco dopo Matrimonio a quattro (1924), La vita è un Charleston riprende le dinamiche di quella pellicola – una girandola di equivoci in cui vengono coinvolte due coppie – virando però il canovaccio di base verso il comico e incentrando la rocambolesca vicenda sulla figura del dottor Giraud. Per essere uno dei primi lavori girati a Hollywood, Ernst Lubitsch dimostra sia di non aver perso quel tocco che lo aveva reso celebre oltreoceano, che di essersi perfettamente integrato nel nuovo ambiente, con i nuovi interpreti e collaboratori a disposizione. Da questi ultimi va però escluso lo sceneggiatore, essendo l’ormai storico sodale Hanns Kraly, che scrive un copione sul testo di una commedia di Henri Meilhac e Ludovic Halevy. Tra gli attori invece spiccano solo new entries nella filmografia di Lubitsch, come Monte Blue, Patsy Ruth Miller, Lilyan Tashman, George Beranger e la giovanissima Myrna Loy. Se il titolo originale (So this is Paris) richiamava l’ambientazione esotica per il pubblico statunitense, quello nostrano comunque azzecca l’idea di spingere sul vortice di bizzarre disavventure che coinvolgono e travolgono i personaggi della storia, proprio come in un frenetico charleston. 5,5/10.
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