Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Un Damiani esistenzialista mostra, attraverso l'incontro a distanza d'anni di un gruppo di amici, la fine delle loro illusioni giovanili in parallelo alle prime ombre del boom italiano del Dopoguerra.
Disincantata e quasi sconosciuta opera di Damiano Damiani, che propone un argomento ripreso con alterni risultati da vari autori: l’incontro – a distanza d’anni – tra alcuni amici di gioventù come triste occasione per constatare i propri fallimenti e le proprie meschinità, che il divertimento e l’allegria forzata, patetici tentativi di nascondersi che l’età verde è finita per sempre, non riescono a nascondere. Il regista friulano mette in risalto la complessità e le contraddizioni dei personaggi, soprattutto il “puro” Cesarino, il melanconico Alberto (esaltati dalle interpretazioni di Chiari e Rabal) e le donne, che dimostrano più maturità degli uomini. Ad acuire l’amarezza che si percepisce per tutto il film contribuisce la canzone di Sergio Endrigo che lo introduce e lo conclude: La rosa bianca, un malinconico inno all’amicizia tratto da una poesia del cubano Josè Martì. Film da riscoprire anche come sguardo disincantato sull’Italia del boom economico, che proprio attorno al 1963 cominciò a rallentare e a mostrare le sue ombre.
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