Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Cinque amici milanesi, che si erano persi di vista, approfittano del momentaneo ritorno di uno di loro (trasferitosi a Roma) per passare insieme una serata di scorribande e rievocare i vecchi tempi; sono tutti più o meno benestanti tranne uno, che è rimasto ai margini ma che continua a essere il loro fulcro. Schema simile a quello di Giovani mariti di Bolognini, di cui sembra voler essere un aggiornamento agli anni del boom (menzionato ben due volte) e un adattamento a un contesto cittadino anziché provinciale. L’inizio promette bene, poi il film diventa ripetitivo e approda a una conclusione scontata: l’amara constatazione dell’impossibilità di riesumare una giovinezza ormai finita. Inoltre è incerto fra la nostalgica celebrazione e la velata critica dell’infantile irresponsabilità dei protagonisti maschili, che simulano la gioia di vivere ma riescono solo a mostrare l’ansia di sentirsi vivi: resta ambiguo anche il personaggio dello sciupafemmine (ovviamente Walter Chiari, a suo agio in un ruolo a lui così congeniale), che è sì il più innocente del gruppo ma neanche lui lo è fino in fondo. Comunque va ancora peggio sul versante femminile, che offre un panorama umano squallido al di là delle apparenze rispettabili (la pretenziosa intellettuale che cita Hiroshima mon amour e poi va a letto più o meno con tutti). Da apprezzare, più che nell’insieme, nei dettagli: per es. una finestra illuminata oltre la quale vive una certa Donatella, della quale nulla viene detto ma che (si intuisce) poteva rappresentare la salvezza.
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