Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Probabilmente quel che ha più nuociuto a "La rimpatriata",film particolare nell'opera di Damiano Damiani,perchè è probabilmente quello in cui ha convogliato le sue massime aspirazioni,e voluto dare una cifra in odor d'autore alla pellicola,è l'averlo presentato come una commedia,mentre invece,salvo qualche spunto brillante,il dramma ribolle per tutta la narrazione,per emergere nel finale,inevitabile resa dei conti col proprio essere dei protagonisti.Cinque amici di vecchia data,giunti sui trentacinque anni,si ritrovano per una serata in nome dei vecchi tempi,ma se uno ha una buona carriera come chirurgo,un altro traffica nell'edilizia,uno svolge affari e si è spostato capitando a Milano ogni tanto,ed uno vive ancora alle spalle del padre ricco,senza aver l'aria di essere uno che lavora,il centro del gruppo è Cesare,quello che rimediava sempre le donne,faceva scherzi continuamente e piaceva a tutti:recuperato anche lui,che gestisce un cinema per conto dello zio,i cinque passano una notte brava tra squinzie,battute e rancori che erano a portata di mano,fino ad un'alba crudele,che mostrerà loro quanta distanza ci sia ormai tra ognuno.Il film è condotto bene,ed è notevole come Damiani sappia rendere l'atmosfera di un ritrovo tra amici che ad un certo punto ritrovano il gusto di una bella risata tutti assieme:ideale seguito de "I vitelloni",con ambientazione lombarda anzichè romagnola,evidenzia via via con proprietà psicologica i caratteri ed i contrasti tra i personaggi,facendo risaltare il sognatore dotato di fascino,ma che spreca la propria esistenza continuando a fare il giovanotto senza prospettiva di diventare uomo.Spiccano un Francisco Rabal che tratteggia l'introversione del proprio uomo d'affari,e un Walter Chiari che,molto probabilmente ha messo tanto di sè nel dritto che la vita ha menato più di tutti.Un bel film,che meriterebbe di essere conosciuto meglio e di più.
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