Regia di Andrew Stanton, Angus MacLane vedi scheda film
È a metà tra il remake e il sequel questo ennesimo grande film targato Pixar che negli anni ci ha regalato tante perle preziose, dalla trilogia di Toy Story a Ribelle, da Wall-E a Up, fino al recente Inside Out. Tutti film accomunati da un livello tecnico altissimo raggiunto e da riflessioni non banali su famiglia, affetti, identità. Il cuore di Alla ricerca di Dory, come già del suo predecessore Alla ricerca di Nemo, è infatti una domanda fondamentale. «A chi appartengo?», si chiede Dory in diversi momenti del film. Di chi sono, quale la mia origine, la mia casa, la mia famiglia? Se lo chiede una pesciolina che, come già era il piccolo Nemo nel film precedente, imperfetto perché dotato di una pinna atrofica, ha un handicap, un grave limite: non ha memoria, o meglio non ha memoria a breve termine e quindi si dimentica quanto appena le è successo. Eppure, nonostante queste continue dimenticanze (che fuor di metafora sono i limiti di tutti: le piccole meschinità, i tanti errori e disattenzioni quotidiane), Dory la propria origine ce l’ha bene in mente. Un po’ perché, come si dice a un certo punto nella narrazione «è logico avere dei genitori, essere venuti fuori da qualcuno», ma soprattutto perché, come si scoprirà dopo tanti colpi di scena, la verità del cuore viene a sempre a galla.
Alla ricerca di Dory è una grande avventura, ricchissima di incontri e svolte: un vero e proprio road movie in acqua dove il Destino buono non solo passa attraverso un personaggio che porta il Destino nel nome, ma soprattutto attraverso tanti piccoli incontri di amici che ti aiutano a trovare la strada per casa; la compagnia fedele di Marlin e Nemo, foche, polpi, una moltitudine di pesci, tutti a loro modo solleciti nell’aiutare Dory che in mezzo a tante mancanze conosce ciò che è essenziale e vi rimane attaccata. Attaccata a un’origine buona, fatta di genitori amorevoli che non perdono mai la speranza e che vedono sempre il positivo in lei, sarà più semplice per la pesciolina blu riscoprire con occhi nuovi la bellezza del mondo, come sottolinea lo splendido finale in mare aperto.
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