Regia di Ken Loach vedi scheda film
Steve è appena uscito di galera e da Glasgow si trasferisce a Londra in cerca di lavoro. Lo trova in un cantiere edile ma non ci impiega molto a capire che non basta lavorare per dare colore alla vita. Ritratto,amaro e ironico insieme(come sempre capita con Loach),dell'Inghilterra tacheriana dove ogni garanzia contrattuale a favore degli operai viene messa puntualmente in discussione e il potere ricattatorio dei datori di lavoro è tanto forte da rendere sistemico lo sfruttamento dei lavoratori. Nei cantieri si puo' morire piu' facilmente e la solidarieta' reciproca tra i lavoratori in nero provenienti da ogni parte del mondo non basta a lenire i disagi sociali e a sopire la rabbia che cova dentro. Loach ha il coraggio di fare del cinema militante senza preoccuparsi di prendere delle chiare e precise posizioni. Lui pensa a chi è messo ai margini dal liberismo economico. Lui da voce a chi è troppo impegnato a sopravvivere per potersi permettere di avere il tempo e il modo di gridare il suo sdegno contro un modello economico che accresce le iniquità sociali. Loach fa tutto questo senza voler essere didascalico o declamatorio, fazioso per partito preso o pregiudizievole. Ma semplicemente perchè è un cineasta immerso nel suo tempo e lo riflette non avendo paura di mostrarsi nudo davanti a un pubblico eterogeneo. Dall'alto del suo grande talento può permettersi questo ed altro.
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