Regia di Mikkel Brænne Sandemose vedi scheda film
Una storia curiosa, diretta da un non meglio identificato M. Braenne Sandemose, che offre uno spaccato sulle bellezze naturali della Norvegia e qualche dotta citazione dell'epopea vichinga.
Una breve introduzione con riferimenti storici piuttosto nebulosi, apre il film che ci presenta un giovane ricercatore a rischio di licenziamento, o a essere degradato a guida del museo per il quale lavora. il quale fortuitamente riesce ad entrare in possesso di una pietra le cui incisioni riportano al favoloso tesoro dei vichinghi. Individuata la regione dove verosimilmente potrebbe trovarsi il tesoro, Sigurd (attore dal nome piuttosto inquietante, Pal Sverre Valheim Hagen), organizza la spedizione che attraverserà molte vallate, foreste e corsi d'acqua, prima di giungere ad un lago, luogo dove potrebbe esserre stato nascosto il frutto delle razzie dei vichinghi.
La spedizione è formata da Sigurd, dai suoi piccoli figli orfani di madre morta di tumore cinque anni prima, l'amico di Sigurd fornitore della pietra con le incisioni decifrate da Sigurd. Al gruppo si uniscono una guida e una bella ragazza, Elisabeth (Sofia Elin).
Ma la spedizione incappa nella presenza di un grosso serpente, custode del tesoro, che si offende moltissimo quando l'amico di
Sigurd si appropria di nascosto di un suo piccolo, grande quanto una anguilla, celandolo nel tascapane. La caccia al tesoro passa in secondo piano, il gruppo cerca disperatamente di abbandonare il lago, che per la seconda parte del film assomiglia alla location del mostro di Loch Ness nelle Highlands scozzesi.
Prima che tutto ciò accadesse, la guida era riuscita ad appropriarsi di una parte del tesoro, ed era fuggita a bordo di una zattera, ma il "mostro" l'aveva intercettato e trascinato negli abissi.
Come uscire da una simile situazione? Semplice, resituire alla madre "mostro" il mostricciatolo, un attimo prima che la stessa uccidesse i due bambini di Sigurd.
Certo, visto così si potrebbe solo pensare male di questa pellicola, invece, tra tutti i film del genere, ha qualche merito in più.
Ci sono precisi riferimenti alla mitica era dei vichinghi, piccole incursioni verso Odino, precisi riferimenti archeologici e non trascurabile la parte paesaggistica della Norvegia, presentata come soltanto un esperto documentarista può fare.
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