Regia di Mario Canale vedi scheda film
La tesi del documentario di Mario Canale (già autore l'anno precedente del bel Marcello, una vita dolce) è quella del titolo, fondatissima e per nulla esagerata; Ferreri è stato uno dei massimi registi italiani, ma non solo: è stato anche uno di quei rari artisti in grado di fare sempre ciò che voleva - e cioè ciò in cui credeva - e di precorrere in più occasioni i tempi. Passato dietro la macchina da presa quasi per caso, non vi si staccherà più per circa quarant'anni e realizzerà una serie di ottimi lavori e di capolavori impressionante, da La grande abbuffata a La donna scimmia, senza trascurare film di minor successo al botteghino ma riconosciuti quali opere di genio come L'udienza o L'uomo dei cinque palloni. In questo documentario la strepitosa carriera di Ferreri viene ripercorsa sia tramite dichiarazioni dello stesso regista attinte da varie interviste rilasciate nel corso della sua vita, sia da testimonianze registrate ad hoc dai più svariati 'compagni d'avventura' del cineasta, attori e attrici, produttori, lo storico sodale Rafael Azcona, persino l'avvocato che fu al suo fianco in innumerevoli battaglie legali. Perchè il cinema di Ferreri, anarchico per non poter neppure immaginare un'alternativa, è sempre stato una spina nel fianco dei governi, delle istituzioni, dei perbenisti e allo stesso modo di tutti gli estremismi, riuscendo a risultare cinico, drastico, iconoclasta, perfino ideologico (femminista, anticolonialista, futurista, etc.) ma di volta in volta sotto l'unico segno della volontà intellettuale del suo autore, scontentando così qualsiasi corrente politica tentasse di inglobarlo. Un lavoro necessario per non dimenticare un grandissimo artista che per i motivi appena citati ha sempre rischiato di finire oscurato. 6,5/10.
Il genio imprevedibile e a tratti profetico di uno dei più grandi - e al contempo sottovalutati - registi italiani di sempre: Marco Ferreri, visto nelle sue stesse dichiarazioni e nelle interviste ad amici, colleghi, compagni di set.
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