Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Ha il pregio della breve durata. È fulminante e strepitoso. Inserito nel collettivo Ro.Go.Pa.G., questo piccolo capolavoro di Pier Paolo Pasolini è una metafora eccellente sull’ingordigia e sulla volgarità della società contemporanea. È probabilmente il suo film più libero a livello intellettuale, sacrale, lirico. Gli abbaglianti colori della messinscena filmica, che si contrappongono al b/n della realtà del set, si ispirano alle tinte dei pittori post rinascimentali. La mdp si muove con psicologica sensibilità, e allo stesso con una ferocia mostruosa. Mostruoso è anche la forza del passato Orson Welles, nel quale forse Pasolini si identifica (l’intervista di un giornalista cialtrone è la sequenza più memorabile), sia nella visione arcaica e profonda della religiosità che nella rassegnazione verso la borghesia ignorante e l’analfabetismo imperante. Ma la parabola più gustosamente crudele è quella che ha per protagonista la comparsa Stracci, arruolato come buon ladrone, che crepa sulla croce per un’indigestione di ricotta.
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