Regia di João César Monteiro vedi scheda film
Il personaggio di Joao de Deus, magistralmente interpretato dall'allampanato regista, nasce qui: sarà protagonista di una trilogia formidabile, girata nell'arco di una decade e composta anche da La commedia di Dio e Lo sposalizio di Dio. Le tematiche sono quelle care a Monteiro, che però qui mostra ancora di sapersi trattenere di fronte agli eccessi: cosa che non farà nei seguenti capitoli; appena accennata è la fissa per i peli pubici, che invece dominerà La commedia, così come la ricerca del 'sangue giovane' nelle ragazzine è qui focalizzata su una vittima in particolare, mentre ne Lo sposalizio Joao (divenuto miliardario) si dedicherà praticamente a qualsiasi fanciulla in fiore gli si pari davanti. Le alterne fortune del personaggio, così stilizzate come il suo modo di comportarsi, di parlare, di vivere alla giornata, sono la perfetta metafora di un malessere sociale che, non avvertendo affatto e quindi per antitesi, Joao evidenzia lungo tutta la storia; la dipendenza dal cordone ombelicale, la brama (non solo metaforica) di gioventù, la spiazzante non-ricerca esistenziale che contraddistinguono il protagonista sono luoghi comuni stigmatizzati con ferocia da Monteiro, che è anche sceneggiatore. Se l'azione è poca e i dialoghi talvolta latitano, comunque il gusto per la composizione della scena è molto valido e nei momenti in cui è da solo (spesso) Monteiro riesce a colmare qualsiasi assenza - di parole o di interlocutori - con quello sguardo laconico e quell'aria perennemente assorta che ne fanno una figura profondamente comica soltanto allo sguardo. Ma di una comicità appunto profonda, esistenziale, malinconica all'ennesima potenza e dal retrogusto nauseabondo: perchè il sarcasmo di Monteiro genera più mal di stomaco che risate aperte. Sebbene all'epoca venisse premiato col Leone d'argento a Venezia, questa pellicola non ebbe una grande distribuzione in Italia: e difficilmente i film di Monteiro diventeranno mai celebri in una nazione in cui non c'è spazio per uno spirito iconoclasta e anticlericale (qui meno del solito, va riconosciuto, ma sempre presente in sottofondo) come il suo. Nel finale (apertissimo, come si conviene a un lavoro tanto narrativamente slabbrato), cameo di Luis Miguel Cintra. 7/10.
Il cinquantenne Joao de Deus vive, nullafacente, a pensione presso un'avida signora. L'anziana madre lo mantiene a fatica. Joao ama le ragazzine e in particolare la figlia della pensionante; un giorno le si dichiara e, vistosi rifiutato, la violenta. Quindi scappa, trova una divisa da ufficiale e viene arrestato e mandato in manicomio. Ma presto ne fuggirà.
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