Regia di João César Monteiro vedi scheda film
Il film racconta parte della vicenda umana di João de Deus, un inetto disoccupato che vive (alle spalle dell'anziana madre) a pensione in una casa della vecchia Lisbona, dove la proprietaria, la signora Violeta, è interessata ai soldi e a nient'altro. João è morbosamente attratto dalla figlia di Violeta, la giovane clarinettista Julieta. Il protagonista conduce una vita grama, nella quale l'unica gioia gli viene da una vittoria del Benfica ascoltata furtivamente alla radio. João si muove in una Lisbona fatiscente, molto diversa da quella descritta da Wenders in "Lisbon Story", fotografata con i colori di un Velasquez o di un El Greco. Questo personaggio, inetto e abbietto allo stesso tempo, diviene amico di una giovane prostituta rimasta sola dopo che la polizia ha incarcerato il suo fidanzato-pappone, e, quando la ragazza muore, si impadronisce dei suoi soldi. Con questi cerca di convincere Julieta a fuggire con lui e, ottenutone un rifiuto, la violenta. Fuggito di casa lasciandovi i soldi, João si riduce alla vita del barbone, finché si veste da ufficiale della cavalleria ed entra in una caserma...
Il finale non è tragico come il resto del film parrebbe annunciare, ma nonostante che sia tutt'altro che un film d'azione, "Ricordi della casa gialla" (la Casa Gialla era il nome di una prigione di Lisbona, come viene spiegato dalla voce fuori campo nel prologo) si segue volentieri nel suo sviluppo, se non altro per vedere cosa arriverà a fare questo strampalato personaggio. Ma non è la trama il punto più interessante del film, bensì la metafora del Portogallo moderno (anche se sembra di essere negli anni '50) e forse un tratteggio del destino di tanta umanità d'oggi: contraddittoria nelle proprie manifestazioni d'esistenza e fondamentalmente sola. Monteiro è un cineasta del quale si vorrebbe vedere di più (ha girato una ventina di film ed almeno "A comédia de Deus" è un cult), perché di cineasti come lui ce ne sono pochi, e purtroppo anche lui ci ha lasciato. In questo "Ricordi della casa gialla" ha dato il meglio di sé, intessendo il film di umori (e, verrebbe da dire, odori) anche schifosi, doppi sensi (quello del clarinetto è lampante, ma ve ne sono altri) ed un linguaggio talvolta apertamente scurrile ma, si badi bene, mai volgare. E non è facile.
L'allampanato regista è molto bravo anche nei panni d'attore, così come reggono benissimo la parte altri interpreti sconosciuti alle grandi platee, ma di grande valore, come Ruy Furtado nella parte del signor Armando, Luìs Miguel Cintra, un Messia da manicomio criminale, e Manuela De Freitas, una Violeta di inaudita rapacità. (31 marzo 2004)
João César Monteiro era un cineasta portoghese, deceduto a 69 anni nel 2003, molto particolare: fisicamente sembrava un hidalgo del Seicento e cinematograficamente non era paragonabile a molti altri registi europei d'oggi: se proprio dovessi opterei per un mix tra De Oliveira, se non altro per ragioni geografiche, Von Trier e Kaurismaki (e Dio mi perdoni se ho osato troppo). "Ricordi della casa gialla" ottenne un Leone d'argento alla Mostra di Venezia nel 1989 ed uscì sugli schermi italiani, dove pochi lo videro, due anni dopo.
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