Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Un dignitario brasiliano avverte una donna americana della recente scomparsa di suo fratello, nel cuore dell'Amazzonia. La donna parte alla ricerca del fratello, che si scopre essere un avventuriero sulle tracce del preziosissimo Scorpione d'oro, arrestato con la falsa accusa di narcotraffico.
Un'ora e mezza di avventure esotiche, azione, brivido e tensione gettati a manciate, senza eccessivi calcoli lungo l'arco della trama, per quella che sostanzialmente è una scopiazzatura all'italiana delle eroiche gesta di Indiana Jones e dei suoi svariati emuli sorti nel corso degli anni Ottanta. Qui però siamo già nel 1991 e il filone sta rapidamente svanendo; Umberto Lenzi fa il suo, la direzione degli interpreti e la messa in scena sono encomiabili, ma la sostanza rimane quella che è: pochetta. Di Lenzi è anche il soggetto della pellicola, mentre la sceneggiatura risulta scritta dalla segretaria di edizione del film, Olga Pehar, vale a dire la moglie del regista. Se la qualità della confezione – al di là dei contenuti un po' stantii – è accettabile, lo si deve anche ai collaboratori tecnici di Lenzi: Maurizio Dell'Orco per la fotografia, Alberto Moriani per il montaggio, Franco Micalizzi per la colonna sonora; tra i nomi di punta (si fa per dire) del cast artistico troviamo invece Christine Leigh, Andy J. Forest, Dennis Bourke e i leggermente più noti Cecil Thiré e David Brandon. La storia di Caccia allo scorpione d'oro si segue anche con un occhio chiuso, forse persino con entrambi (atteggiamento assolutamente giustificabile, d'altronde); per Lenzi si tratta della penultima regia, a testimonianza del forte declino in atto da parte del cinema di genere nostrano: seguirà l'anno successivo Hornsby e Rodriguez – Sfida criminale (1992) a conclusione di una carriera di eccellente artigiano cinematografico. 3/10.
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