Regia di Massimo Troisi vedi scheda film
Massimo Troisi ci insegna che la più genuina forma di anticonformismo è l'ingenuità: l'assenza di condizionamenti e di secondi fini è la tabula rasa che costituisce l'indispensabile premessa al genio e alla saggezza. La sua comicità non è ironia, né satira. Non si sovrappone alla realtà esistente riproponendola con una diversa intonazione, ma vive, al contrario, al di fuori di essa, in un angolo appartato, da dove il mondo appare liscio e spoglio, come plastilina in attesa di essere plasmata. I suoi racconti non sono un semplice controcanto ai fatti, bensì ricreano le situazioni ex novo, come idee appena sgorgate dalla fantasia di un dio creatore. La sua semplicità è disgiunta dal banale e coniugata alla freschezza, rendendo ogni trovata irresistibilmente originale. Il viaggio senza meta che fa da debolissima trama al film è come uno sfondo volutamente tenue e distante, rispetto a cui il personaggio di Gaetano deve manifestare la propria surreale indipendenza. Il vero leitmotiv è il suo irrimediabile spaesamento: ogni luogo, incasellato nei suoi schemi preconfezionati, gli è, infatti, ugualmente estraneo. Ogni mentalità individuale appare, di fronte alla sua lucidità primitiva e pura, un corto circuito sdoganato come libero pensiero. In "Ricomincio da tre", Troisi è un cantastorie trasognato e melanconico: i suoi monologhi sono gli episodi di una ballata popolare che ci racconta, con disarmante limpidità, com'è la vita vista per la prima volta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta