Regia di Massimo Troisi vedi scheda film
Mea culpa. Evidentemente è giunta l'ora di ammettere che il sottoscritto ha un problema con Massimo Troisi. Ora, un'antipatia a pelle per definizione non si può calcolare (così come nemmeno evitare), viene da sè e amen, ma il colmo della sventura è provarla per un attore ed autore dotato e scomparso pure prematuramente. Ovvero: per un artista capace, e pure assurto allo status della venerazione. Bene, normalmente cerco di scrivere in modo imparziale ed impersonale, ma data la prevedibile impopolarità di questa opinione sentivo di dovere un preambolo esplicativo scritto in prima persona (metaforicamente parlando, visto che non l'ho usata. No anzi, proprio ora l'ho usata. Vabè, basta). Veniamo al film. Ricomincio da tre è l'esordio registico di Troisi, nonchè la sua prima parte da protagonista e la prima sceneggiatura (in coppia con Anna Pavignano); enorme successo di pubblico ed accolto con calore dalla critica, racconta la piatta storia di un piatto ometto dai piatti pensieri, a cui accadono cose normali e comprensibilissime, sebbene lui si guardi bene dal sentirsene coinvolto data la sua fisiologica indecisione. Tutto questo con una regia adeguatamente piatta ed una serie di scene girate in interni teatralissimi, per un concatenarsi palese di sketch in successione più o meno logica a formare una trama. Arena, pure lui bravino, serve solamente quando Troisi ha bisogno di una spalla che gli serva la battuta: tutto stratelefonato. La Marchegiani (un'altra di cui è davvero impossibile dire male come attrice) ha una spontaneità sotto zero - esagerata, mimica, innaturale - che dimostra appieno tutto il suo bagaglio di esperienza teatrale. E infine Troisi: non ho capito una sola frase per intero di tutto il film. Non solo parla in un vernacolo stretto, ma lo fa pure biascicando come non bevesse da 11 giorni consecutivi, mostrando le sue note lacune in fase di dizione con noncuranza, anzi sfoggiandole tronfio come uno dei suoi punti forti. Bè, alla luce di tutto ciò (e aggiungendo pure come ciliegina il finale insensato: non surreale, solo inspiegabile), direi che le due stelle sono giustificabili.
Gaetano va verso i trenta, è timido e perennemente indeciso, vive a Napoli ma è insoddisfatto del posto. Decide così di trasferirsi a Firenze. Va a convivere con una ragazza, ma un giorno lei si dichiara incinta. Probabilmente nemmeno di Gaetano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta