Regia di Richard Wallace vedi scheda film
Si comincia con Glenn Ford che guida un camion a rotta di collo e, una volta giunto a destinazione, si lamenta di essere finito a fare quel lavoro da disperati, lui ingegnere minerario. Già nella seconda scena, però, incontra una biondona statuaria che porta scritto in fronte “dark lady” sebbene faccia la cameriera: infatti poco dopo la vediamo confabulare con un tipo losco ma vestito con eleganza, dirgli “l’ho trovato” e prendere accordi su una certa cassetta di sicurezza; più tardi il tipo losco litiga con la moglie, che lo accusa di trascurarla. Il resto è meglio non raccontarlo: questo è un film che, quanto meno se ne sa, tanto più lo si può godere. Un noir densissimo, pieno di svolte nonostante la durata fulminea sia per il minutaggio (82’) sia per la cronologia interna (pochi giorni); alcuni oggetti (una busta di panni sporchi, un accappatoio) collocati in punti decisivi orientano la storia in modo plausibile, e una supertestimone non sa di esserlo. Il passato dei personaggi resta oscuro, come vogliono le regole del genere, e nel presente l’amore e l’avidità si contendono l’animo umano. L’ho visto senza nutrire particolari aspettative, e ho scoperto un gioiellino.
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