Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Il proprietario di un albergo lussuoso ma in via di declino racconta a uno scrittore la propria straordinaria storia, a partire da quando nei tumultuosi anni ’30 venne assunto come semplice fattorino e venne preso sotto la protezione del potente concierge. Anderson ricrea con toni fintamente pastello una Mitteleuropa alla Lubitsch, fra nostalgie asburgiche e minacce naziste (non si vedono svastiche ma qualcosa di simile, secondo un espediente già adottato da Chaplin ne Il grande dittatore): non a caso la didascalia finale dichiara che il film si ispira alle opere di Stefan Zweig, scrittore austriaco suicidatosi nel 1942 in seguito all’avanzata inarrestabile del Terzo Reich. Però, lo dico con tutto l’affetto possibile, Anderson non è Lubitsch: nulla da eccepire sul suo stile ormai simpaticamente manierato (per quanto qui si rifugi troppo spesso nei tormentoni), ma credo che il suo cinema svagato non si adatti bene a un’esplicita immersione nelle tragedie storiche.
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