Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Non essendo un esperto del genere, magari dico un'eresia e faccio una figuraccia, ma se penso alla categoria del postmoderno nel campo del cinema, mi viene in mente proprio Wes Anderson. Non apprezzo sempre questo genere di cinema - film come I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou hanno dei pregi, ma sono anche pieni di difetti -, però devo dire che lo stile fiabesco e l'estetica da réclame primo Novecento funzionano bene, applicati a una storia ispirata alla narrativa di Stefan Zweig ed anche in generale alla letteratura mitteleuropea dei primi vent'anni del secolo scorso, da Kafka in giù.
Si tratta (almeno in apparenza) di una fiaba nera e di un romanzo di formazione, ambientati in un albergo dei tempi di Cecco Beppe, caduto in disarmo dopo la sovietizzazione dell'immaginario paese balcanico che lo ospita e poi dimenticato a seguito della caduta dei muri.
Per ironica volontà del regista, che si diverte a citare il cinema degli anni Trenta, anche i personaggi che ruotano intorno a questo grand hotel di montagna sono interpretati da uno stuolo di attori di gran nome, tra i quali spiccano Willem Dafoe e, una volta tanto, Adrien Brody, che si diverte nel ruolo di cattivo.
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