Devo partire da una premessa: conosco pochissimo la filmografia di questo autore e questo è il primo film del regista americano che vedo. Beh, per questa primissima esperienza - a cui ne seguiranno altre senza dubbio, devo assolutamente recuperare tutte le cose che ha fatto - sono uscita dal cinema entusiasta.
Ho scoperto un regista estroso, visionario e un po' folle che mi piace molto, e che possiede un senso dell'immagine straordinario. C'è un gusto per il grottesco e un lieve senso dissacratorio che non è mai fine a sè stesso, nè è una mera volontà di sbalordire (e ci riesce bene) o suscitare scandalo per il semplice gusto di farlo.
C'è un regista che usa la materia cinema, come un pittore userebbe una tela, c' è uno straordinario senso del colore che è puro piacere per gli occhi, giochi di forti contrasti tra colori accesi che esplodono e tonalità delicate, tutto in perfetto equilibrio, tutto ben dosato.
Le inquadrature sembravano quadri nel vero senso del termine, e non solo per l'insolito formato.
Wes Anderson prende il mondo reale coi suoi riferimenti, le citazioni storiche riconoscibili eppure camuffate, (siamo a cavallo tra le due guerre ) gli elementi contestuali, vestiti, mobili e quant'altro e lo trasforma in un mondo da favola dove tutto sembra un gioco irreale, ma lascia alcuni dettagli che collegano alla realtà temporale: un paio di dipinti di Gustav Klimt, pittore che per stile pittorico si adatta perfettamente allo stile registico, e il libero riferimento ironico ai dipinti erotici di Egon Schiele per il quadro che sostituisce Il ragazzo con mela, il dipinto trafugato che Gustave riceve in eredità da Madame D, una irriconoscibile ma pur sempre bravissima Tilda Swinton.
Mi sono sentita come Alice che letteramente cade nel paese delle meraviglie.
La storia del protagonista Gustave - personaggio particolarissimo e singolare nei modi e nelle espressioni, concierge dell'albergo di lusso isolato tra le montagne, amato e amante delle sue attempate vitali clienti che fa sentire come regine, accusato ingiustamente di omicidio - se vogliamo è solo un pretesto, ma è costruita con logica e linearità, e trova un suo senso nell'amicizia con Zero Maustafa, il giovane addetto tuttofare che Gustave prende sotto la sua ala, e con cui vive la sua rocambolesca avventura, tra fughe di prigione, divertentissime sparatorie al limite dell'assurdo e omicidi, per sfuggire alla terribile famiglia, in particolare al figlio della defunta Madame D, e al suo killer inquietante, un Willem Dafoe che ha tutta l'aria di un vampiro.
Un film dove non manca niente, che non annoia un solo secondo, nè si lascia etichettare facilmente in un genere; commedia, noir, giallo, una spruzzata di thriller con qualche scena un po' splatter, c'è anche un pizzico di romanticismo che non diventa mai zuccheroso con la storia d'amore tra Zero e Agatha, la pasticcera dell'albergo.
Il cast comprende tanti attori noti e di rilievo (Harvey Keitel, Adrien Brody, Edward Norton, Murray Abram, Jude Law) pari a tanti personaggi che magari sono solo brevi camei in alcuni casi, (Bill Murray, Owen Wilson) ma tutti trovano la loro perfetta collocazione in questo cilindro magico da cui pare uscire di tutto.
E tutto ha un senso, perchè nulla è lasciato al caso.
Ralph Fiennes nella parte del protagonista è semplicemente perfetto, calato completamente dentro i panni ironici e surreali del gentile e a volte un po' lezioso, ma sempre simpatico Gustave.
Siccome questo è il primo film che vedo di Wes Anderson, non saprei dire se abbia fatto di meglio, nè quanto possa essere stato innovativo e originale rispetto ad altre prove precedenti.
Certo è che questa visione mi ha catturata completamente e mi fa venire la voglia impellente di scoprire il mondo di questo regista favoloso, e credo assolutamente unico.
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