Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Un giudice [Pippo (Giuseppe) Santonastaso], alle prese con un fastidioso raffreddore, è chiamato ad esprimere un giudizio su tre pittoresche storie al limite dell'assurdo.
Primo caso. Con Pippo Franco (Francesco Pippo), Adriana Russo, Vito Cicchetti, Gianni (Ervigio) Zullo.
Visto che non si può permettere una villeggiatura al mare, un padre di famiglia costruisce una baracca di legno abusiva in una spiaggia del litorale toscano, trasferendosi con moglie e figli. Peccato che in quel tratto di riva, risieda stabilmente anche un gruppetto di nudisti.
Secondo caso. Con Lino Banfi (Pasquale Zagaria), Janet Agren, Annabella Schiavone, Riccardo Garrone.
Ospiti dello stesso hotel, il marito di una ricca imprenditrice nel ramo degli insaccati, si invaghisce di una bellissima contessa tedesca dedita, in modo compulsivo, al gioco delle carte. Tutte le occasioni per combinare la tresca verranno vanificate, in modo del tutto involontario, dalla petulante consorte e dal logorroico futuro suocero.
Terzo caso. Con Renato Pozzetto, Edwige Fenech, Daniele Formica, George Hilton (Jorge Hill Acosta y Lara).
Un costruttore di yacht sull'orlo della bancarotta, trova finalmente un ricco emiro intenzionato a commissionargli una mega imbarcazione di lusso, ma quest'ultimo si invaghisce di sua moglie e pretende una notte d'amore con lei come condizione per concludere il contratto. Nessuno, però, ha capito veramente le intenzioni del facoltoso cliente.
Dopo il buon successo di pubblico di "Zucchero, miele e peperoncino" (1980), i fratelli Martino, Luciano (produttore) e Sergio (regista), si affidano nuovamente alla formula "tribunalesca" per far da collante a tre storie strampalate e grottesche; richiamano i tre attori principali (Franco, Banfi e Pozzetto), l'immancabile Fenech e commissionano nuovamente a Castellano (Franco Castellano) e Pipolo (Giuseppe Moccia), soggetto (con Alberto Silvestri ed il regista) e sceneggiatura (sempre con Silvestri, Martino, a cui si aggiunge Franco Verucci).
Il risultato, però, è ben inferiore alle attese.
D'altronde la pellicola paga il fatto di appartenere ad un genere ormai morente, che in meno di due anni sparirà completamente dai cinema e come altri lavori di quel periodo, la volontà di rigenerarsi porterà la commedia sexy a snaturarsi senza per questo riuscire a sopravvivere ai cambiamenti.
Il primo episodio è il migliore, quello meglio strutturato capace almeno di creare quell'atmosfera pruriginosa che, seppur molto annacquata, più si avvicina ai canoni del genere.
A Franco calza perfettamente la parte del povero disgraziato a cui ne capitano di ogni, mentre la Russo si atteggia da nudista con molto pudore... ma si ride davvero poco.
Girato a Roma, Livorno e sul litorale nel comune di Rosignano Marittimo (LI).
L'episodio centrale è una noiosa pochade male orchestrata che proprio non convince e viene ulteriormente affossata da un Banfi poco ispirato, mentre la Agren non fa nulla per risultare simpatica; si presenta controvoglia in lingerie per una scena di pochi secondi risultando sensuale come un cubetto di ghiaccio.
Girato nel Grand Hotel Palazzo a Livorno.
Per l'ultimo episodio, quello meno convinto è proprio Pozzetto, il quale mal si allinea ad una sceneggiatura molto modesta in cui non si ritrova per nulla. La Fenech, ormai da tempo abbottonatissima, è solidale col collega, recita poco e, quando lo fa, è l'ombra di se stessa.
Girato nei dintorni della Capitale.
Come il film precedente, le musiche sono di Mariano Detto, così come la canzone dei titoli di testa e di coda "Pizza, prosciutto e fichi" cantata dal Gruppo Clown.
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