Regia di Tony Krantz vedi scheda film
The Big Bang è un film complesso e leggermente dissociativo, nel senso che manifesta velleità culturali in taluni casi persino erudite, toccando argomenti scientifici e filosofici ardui, persino temerari e di non facile comprensione, per poi cadere nei canoni fumettistici e superficiali dell'intrattenimento hard e puerilmente trasgressivo
The Big Bang è un film complesso e leggermente dissociativo, nel senso che manifesta velleità culturali in taluni casi persino erudite, toccando argomenti scientifici e filosofici ardui, persino temerari e di non facile comprensione (per quanto si presti attenzione), con alcune cadute di stile, o meglio precipitazioni fumettistiche e da serie tv per giovani di bocca buona, abituali frequentatori di social network, con caustiche iniezioni hard, inserite a dosaggi elevati ed apparentemente occasionali (in realtà pianificati da una tempistica simmetrica dettata dalla sceneggiatura), per tenere sempre desta l’attenzione ed il coinvolgimento dello spettatore. Per cui dopo apprezzabili esposizioni di teorie scientifiche sulle origini dell’universo e sull’essenza della natura umana e sui suoi supremi destini, si precipita in dialoghi da bar con una cameriera new age che garantisce che “fra 14 minuti smonta dal servizio ed inizia subito a scopare”, e naturalmente Banderas non sfigura, versione ispanica del nostro Rocco Siffredi (come faccia l’iberico a mantenere questi ritmi, dovendosi recare ogni giorno a gestire la produzione di biscotti ed di pane affettato del Mulino Bianco, ce lo domandiamo tutti …). Lo stile espositivo è simile a Sin City, a metà tra il realismo ed il fumetto dalle atmosfere cupe con ambientazioni colorate artificialmente, toni forti e ritmo serrato, dialoghi continui perfino logorroici (che potrebbero annoiare i meno dotati intellettualmente), nessuna pausa riflessiva se non per scene erotiche, trama fitta di misteri, intersezioni e colpi di scena, e dagli ingredienti molto vari e miscelati da prestigiatori di talento … Per quanto si deve riconoscere che uno spettatore smaliziato difficilmente si potrà far sorprendere, non essendoci in realtà nessun effetto veramente sorprendente ed innovativo, essendo tutte più o meno citazioni ed espedienti già visti, ma occorre riconoscere essere quantomeno ben miscelati, con un risultato finale apprezzabile. Si tratta di un prodotto di puro intrattenimento, pianificato fin nei minimi dettagli, secondo canoni fumettistici moderni, con qualche velleità culturale che a tratti sembra dotarsi di vita propria e prendere addirittura il sopravvento, spiazzando il pubblico di bocca buona ed assai superficiale, che difficilmente saprà districarsi e coglierne eventuali simbolismi e messaggi subliminali degli autori, che hanno voluto manifestare il loro impegno sociale ed ambientale tutt’altro che superficiale. Qualche personaggio, come il pugile russo, grande come un armadio ma non del tutto stupido, che ingaggia il detective Banderas, o come la cameriera new age dotata di una cultura e filosofia di vita da non sottovalutare, o il miliardario dalle velleità scientifiche congiunte a delirio di onnipotenza che costruisce e gestisce un gigantesco laboratorio sotterraneo dalle finalità assai pericolose, sono abbastanza ben delineati e fuori dagli schemi, e riescono nel loro scopo di trattenere il pubblico fino alla fine, incuriosito dalla complessa trama e dal ritmo incalzante, anche se poi nel finale non ci si sente particolarmente gratificati da tanta dedizione, non essendo un film epico, che desti sopite emozioni. Ma questo non è solo colpa del film, ma del fatto che ne vediamo troppi, ne producono troppi, e diventa sempre più difficile differenziarsi, distinguersi, narrare in modo avvincente, non bastando l’ampia disponibilità americana di risorse e talenti per ottenere il risultato desiderato.
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