Regia di Hugh Hudson vedi scheda film
Hugh Hudson, regista di "Momenti di gloria", mette in scena alcune delle battaglie più belle e credibili della storia del cinema, battaglie fatte, come dovevano essere fatte, di fango, fumo, sangue, paura, sudore e fatica, più che di onore e di gloria.
Riconosciuto al regista inglese questo merito, va poi detto che con Revolution ha realizzato un film insulso, inutile, malfatto, non credibile, con attori sbagliati, mal recitato (ebbene sì, anche da Al Pacino), manicheo. Al Pacino si trasforma da pescatore vigliacchetto in indomito eroe di guerra, con scene da Rambo nella giungla vietnamita. E purtroppo in questa sua metamorfosi mantiene sempre la stessa espressione, anche in un paio di scene madri che gli vengono offerte dalla regia. Peggio che mai con Nastassja Kinski, completamente fuori parte, ammesso che ce ne sia mai stata una adatta a lei. Nella parte di pasionaria dell'indipendenza americana è veramente ridicola, né si capisce come possa su due piedi innamorarsi di questo renitente della rivoluzione e vigliacco per vocazione. Migliore di parecchie spanne è Donald Sutherland, assurdamente relegato dalla regia in una parte marginale allo svolgimento della vicenda.
Assurdo è anche il manicheismo del film, con gli americani tutti patria e famiglia, buoni, valorosi (anche il patetico protagonista lo diventa), virili e leali (Ned, il figlio di Tom, simbolo della nuova America nata dalla rivoluzione, risparmia la vita al "cattivo sergente" Sutherland), mentre gli inglesi sono tutti boriosi, smargiassi, malvagi, crudeli, perfino un po' omosessuali ed ovviamente stupidi, simili in questo ai nazisti di tanti film sulla seconda guerra mondiale.
Un film davvero da dimenticare, anche per filoamericani senza se e senza ma come la moglie di Giuliano Ferrara.
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