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Regia di Kurt Bernhardt vedi scheda film

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La recensione su Carrefour

di hupp2000
8 stelle

In apertura, una didascalia ci informa che, pur non raccontando una storia realmente accaduta, i consueti riferimenti a fatti o personaggi realmente esistiti sono tutt’altro che casuali. Il fragore delle esplosioni nelle terribili trincee della Prima Guerra Mondiale restituì alla società milioni di uomini marcati a vita nel fisico e/o nella mente. Tra queste vittime, una moltitudine di amnesici, come il protagonista della vicenda narrata. Imprenditore benestante, sposato e padre di un ragazzo di dieci anni, Roger de Vétheuil conosce la sua biografia solo perché gli è stata raccontata. Vent’anni dopo la guerra, un individuo emerso dal nulla lo ricatta sostenendo di riconoscere in lui un vecchio complice dell’epoca in cui entrambi appartenevano alla malavita. Fermamente convinto della sua identità, l’uomo si rifiuta di cedere, denuncia il ricattatore, lo fa arrestare e accetta il processo che ne consegue. Durante il dibattimento, una donna della mala sostiene di riconoscere effettivamente in Roger de Vétheuil Jean Pelletier, un delinquente abituale di molti anni addietro. Un testimone a sorpresa salva però l’amnesico imprenditore, affermando di aver conosciuto personalmente Jean Pelletier in Marocco, pochi giorni prima della sua morte. Il processo termina nel migliore dei modi per Roger, ma il suo passato torna nuovamente a bussare proprio attraverso il testimone che lo aveva scagionato. Il film è iniziato da trenta minuti e siamo solo all’inizio di una ricostruzione della vita di un uomo privo di memoria, ma caparbio nella ricerca della verità sul suo passato.

 

Ottima prova del regista Kurt Bernhardt, praticamente sconosciuto in Italia, pur vantando una nutrita filmografia. Il senso del dramma è perfetto. La tensione non fa che aumentare scena dopo scena, fino ad un epilogo degno del « noir » americano di quegli anni. Certo, il film non può avvalersi della fotografia in bianco e nero d’autore, alcuni attori secondari recitano con un’enfasi che si riallaccia ancora ai canoni del cinema muto, ma la narrazione non fa una piega, sorretta magistralmente da un autentico gigante del cinema francese, Charles Vanel. L’intensità del suo personaggio, travagliato dal dubbio, disposto a tutto pur di conoscere la verità, lascia decisamente il segno. Tutt’altro che trascurabile è il documento d’epoca che s’insinua nello svolgimento della vicenda. La parte processuale del film strappa l’applauso, le rotative dei giornali, i distributori in bicicletta, l’ambiente della malavita sono rappresentati con divertito realismo. Buona colonna sonora : talvolta pomposa come si usava in quel tempo, ma alternata a momenti di più che apprezzabile jazz.

 

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