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The Colony

Regia di Jeff Renfroe vedi scheda film

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La recensione su The Colony

di alan smithee
8 stelle

Nel solito futuro imprecisato la Terra è afflitta dal solito incubo metereologico-apocalittico di cui certamente l'uomo è il principale se non unico responsabile. Dopo un periodo di caldo infuocato, una voce narrante ci informa che dense e spesse nubi si sono concentrate attorno a tutta la superficie terrestre daando vita a precipitazioni senza fine, accompagnate da un graduale e notevole abbassamento delle temperature. In poco tempo il globo terrestre è stato sommerso da uno strato nevoso sempre più spesso che ha ucciso o almeno compromesso ogni forma di vita. Gli umani sopravvissutoi al cataclisma si sono rifugiati in "colonie" che, ormai sommerse dalla fitta coltre, appaioni come sotterranee. La colonia nr. 7 in particolare è riuscita a far ripartire una produzione di vegetali e una stentata riproduzione di animali da cortile per assicurarsi un almeno minimo sostentamento. Ma la temperatura rigida uccide senza pietà e coloro che si ammalano vengono dapprima messi in quarantena, poi, se risultano infettati, gli viene lasciata una scelta: venire passati per le armi o lasciati liberi di fuggire nelle lande ghiacciate che sovrastano la comunità sommersa. Il risultano non cambia, ma la parvenza di scelta contrubuisce a mantenere nell'aria un aria di democrazia per molti giudicata rassicurante o politicamente corretta. Quando la non molto distante Colonia 5 fa perdere notizie di sé, una squadra di tre coraggiosi volontari intraprende un rischioso viaggio per verificare cosa ne è stato dei loro vicini. La sorpresa che li attenderà sarà ben più atroce del clima giustizialista che sembra dilagare inevitabile tra gli improvvisati e fanatici tutori della legge della nostra Colonia 7.
Bel B-movie che nulla aggiunge a quando visto e rivisto, detto e ridetto sulle apocalissi che sembra caratterizzeranno il nostro sempre più effimero ed incerto futuro. Tuttavia il film riesce, molto più di altri prodotti super-costosi e di serie A (l'ultimo Shyamalan, "After Earth" per citarne uno) a trattenere ed avvincere uno spettatore sempre più smaliziato, pronto e sin troppo avvezzo ad ogni tipo di emozione o sorpresa. Anzi la pellicola risulta davvero interessante nella sua prima metà, svilendo leggermente quanto tutto l'accumulo di suspence trova a confrontarsi con la più classica (e semplicistica) delle incognite e dei timori. Al servizio di una storia non originale ma tutt'altro che banale, due pezzi grossi della caratterizzazione come Laurence Fishburne e Bill Paxton sono la ciliegina intonata su un dolce casereccio piuttosto riuscito e più buono che appariscente, mentre il protagonista Kevin Zegers risulta un "bello-ma-credibile" che riesce a recitare in modo coerente, osando qualche espressività senza dover necessariamente sfruttare a dismisura o inopportunamente lo sguardo magnetico regalatogli da una madre natura piuttosto benigna ed ispirata.

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