Regia di Shozin Fukui vedi scheda film
Il film racconta la storia di cyborg, utilizzato come schiavo del sesso che viene‘buttato’ dai suoi proprietari per un mancato funzionamento. Prima di disfarsene gli cancellano la memoria ed anche la capacità di parlare, abbandonandolo a se stesso. L’androide incontra Himiko, una ragazza senza tetto, che trascorre i suoi giorni a disegnare mappe della città per aiutare le persone ad orientarsi. Himiko porta l’androide dove dorme e cerca di insegnargli a parlare di nuovo. Una metamorfosi colpirà il robot, e pian piano anche la ragazza subirà un drastico cambiamento. 964 Pinocchio è un film scioccante. E’ contraddistinto da primi piani molto stretti, quasi ossessivi, frequente uso della camera a mano e per finire un montaggiofrenetico e schizzato. Non si può non definire un film come questo disturbante. Tutto contribuisce a determinare quest’atmosfera delirante: le musiche e persino i rumori, ed anche le ottime interpretazioni dei due attori protagonisti creano un’esperienza indimenticabile.
In questa pellicola che alterna colori saturi e luminescenti a tenebrose immersioni nel buio, Fukui ci racconta una storia di alienazione urbana costruita all’interno di una città fredda, meccanica, nella quale le persone disagiate sono escluse da ogni possibilità di dare un senso alla propria vita. Pinocchio, una volta persa la potenza sessuale, è solo un oggetto da buttare via, sintomo di un materialismo ormai dominante nella frenetica società giapponese di neppure trent’anni fa. La sceneggiatura è contorta e non sempre in linea con gli intenti del regista, ma l’opera vive di alcune fiammate di altissima potenza visiva e concettuale, come le scene in metropolitana (che culminano con i rivoltanti conati di vomito) o la nevrotica corsa finale tra i palazzoni della suburbia nipponica, con Pinocchio in catene succube di una frenesia ormai fuori controllo (qualcuno è sulle sue tracce per eliminarlo definitivamente). Qui è il fast forward a generare il caos, accelerazioni che spazzano via anche il rantolo continuo del protagonista, un’immagine tragica e dal forte impatto iconografico.“√964 Pinocchio” non è un’opera di facile assimilazione, il suo incedere frammentario non aiuta lo spettatore a calarsi pienamente all’interno della narrazione, probabilmente l’aspetto meno curato di tutto il pacchetto. Tra liquami giallastri e sangue realizzato in maniera spartana, il film si distingue esclusivamente per la carica esplosiva di alcune situazioni e per un messaggio di fondo per l’epoca già molto attuale e inquietante (“i mostri devono essere distrutti” è una frase che si stampa bene nella nostra mente a fine visione). Un piccolo ma significativo cult movie, consigliato esclusivamente agli appassionati del genere.
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