Regia di Alberto Sironi vedi scheda film
Con un altro episodio da pollice irrimediabilmente verso si chiude la nuova quadrilogia dedicata a "Il commissario Montalbano". Come il precedente "Una voce di notte", anche "Una lama di luce" vede il celebre poliziotto siciliano impegnato in una doppia indagine che alterna due fatti criminali ben distinti, senza alcun punto di contatto, destinati a restare separati sino alla fine. Scelta narrativa discutibile in quanto non fa altro che rendere ancora più confuso, dispersivo e frammentario del solito il dipanarsi della trama. Una sorta di confusione sonnolenta sembra essere il trait d'union di questi quattro film televisivi, da dimenticare in blocco perché accomunati da tanti difetti (e scarsissimi pregi): ritmo lasco, recitazione pigra, verbosità eccessiva nei dialoghi, staticità compiaciuta delle situazioni, macchinosità superflua nella soluzione degli enigmi, ripetizione estenuante di caratteristiche comportamentali di alcuni personaggi (dalle deprimenti testate sulle porte dell'agente Catarella alle ormai scontatissime spigolosità caratteriali del medico legale Pasquano), assenza di scene d'azione, latitanza totale di momenti di tensione e di autentica emozione. Formula vincente (negli ascolti) non si cambia, ma decisamente perdente nella qualità del telefilm, in caduta libera. Al termine della visione di ogni singolo episodio ci sono arrivato boccheggiando, come per mancanza di ossigeno; una sensazione di soffocamento e di stagnazione per carenza di ricambio d'aria, a cui ho reagito ascoltando a tutto volume e cantando a squarciagola una vecchia canzone di Ivano Fossati, "Ventilazione", del 1984: "Daremo aria a queste stanze / molto prima che sia Natale / prima che quest'ossido di carbonio / cominci a farci male / Staremo accanto alla finestra / dritti nell'aria della sera / ritorneremo a respirare / ricorderemo la maniera". Montalbano adieu!
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