Regia di Alberto Sironi vedi scheda film
Il Commissario Montalbano è impegnato in un nuovo caso: misteriosi attentati dinamitardi colpiscono magazzini deserti e degli ambigui coniugi diventano suoi vicini di casa.
Ad inizio film ho temuto il peggio: vedere come prima sequenza il nostro eroe che soccorre una bellona in minigonna (Barbara Bobulova) rimasta in panne, mi ha predisposto ad aspettarmi (di nuovo) una noiosa serie di situazioni da fotoromanzo. Per fortuna tali momenti, pur presenti, non saturano eccessivamente il racconto, sfumati tra gli immancabili pranzi in riva al mare e le cene a base di arancini. La trama gialla, quindi, seppur non originalissima, ha questa volta nettamente il sopravvento, seppur con le solite tare dei racconti di Camilleri quale, per esempio, quella che io chiamo “la sindrome di Mc Gyver”: come l’ingegnoso agente segreto riusciva a creare una centrale nucleare da un filo d’erba, così lo scrittore, partendo da un fatto insignificante, ingarbuglia la trama di elementi vari e fa svelare al suo personaggio, infine, insospettabili traffici di droga con collusioni mafiose, storie di corna e sbarchi di U.F.O.. Mi chiedo, poi, se sia proprio necessario che in ogni puntata una donna sempre differente (e ovviamente di bell’aspetto) si invaghisca del prode commissario (in questo caso per interesse); inizio oramai a pensare che la sua figura, da accordi pregressi in fase di produzione con Camilleri, sia stata incaricata di rivitalizzare, anche per l’esportazione, l’usurata figura del maschio italico dopo (e durante) il ventennio di “trattamento” berlusconiano. Comunque, dopo il disastroso primo episodio (Il sorriso di Angelica) si registra un deciso passo avanti (anche a livello di sceneggiatura), che non toglie “polvere” al personaggio ma permette una visione se non altro non offensiva (anche se, vista l’introduzione dello scrittore con richiami a Welles, mi sarei aspettato qualcosa in più).
Contorta.
Scolastica.
Sveglio.
Svampita.
Baffuto.
Professionale.
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