Regia di Alberto Sironi vedi scheda film
Il ritorno del Montalbano televisivo si accoda, purtroppo, all’evidente trend negativo inaugurato forse dalla precedente quaterna di episodi. Non ricordo di aver letto la fonte letteraria ma l’intera storia mi è parsa girare, da un punto di vista cinematografico, completamente a vuoto: troppo lunga (grazie anche ai martellanti inserti pubblicitari di una nota marca di carta igienica), con buchi di sceneggiatura madornali e una stanchezza di scrittura palese. Vediamo il nostro eroe, quindi, subire le (ennesime) avances della bellona di turno e, per lei, sospendere un appostamento notturno e farsi una passeggiata in riva al mare (!) oppure rifiutarne le grazie (per fedeltà a Livia ? ipotizza lo spettatore raiunesco), senza spiegazioni o parole, quando lei desnuda le si offre spigolosa (“non aveva dù capezzoli, ma dù chiodi” direbbe Manuel Fantoni alias Angelo Infanti), per poi cedere al successivo incontro (!!) anche qui senza spiegazioni o parole. Queste sfiancanti ambasce si portano via una buona mezz’ora di pellicola, sfilacciando ulteriormente la visione, fino allo sbrigativo e scialbo finale esplicativo. Si nota poi un deciso aumento della presenza in scena (o per telefono) del simpatico Angelo Guerra alias Catarella, con il suo faccione alla Franco Franchi, con il solo risultato di depotenziarne l’apporto comico. Le inquadrature da cartolina e le vedute marine (nonché gli interni, presumo selezionati in toto dall’ente turismo Sicilia), sempre uguali a se stesse, non fanno altro che amplificare l’idea di un prodotto, ormai nazionalpopolare e rassicurante, di molto superiore ad altre offerte dell’ammiraglia della Rai ma sullo stesso conservatore piano concettuale.
Opaca.
Professionale.
Iconico.
Statuaria.
Comprimario.
Discreto.
Simpatico.
Superflua.
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