Regia di Frantisek Cáp vedi scheda film
Che gradevole commedia. Lo stile è quello del neorealismo rosa italiano, come i personaggi e le situazioni. Sembra di essere nella Roma degli anni '50, delle commedie di Risi e Monicelli: famiglie allegre e numerose, amoretti di quartiere, monelli di strada, gelosie e pettegolezzi, le comari sulla finestra che si fanno gli affari di tutti, la solidarietà reciproca, un'allegria e una bonomia di fondo che stemperano anche i piccoli drammi. Accanto a tutto questo, il regista è abile nel prendere in giro certe manie di allora, ma in fondo della gente di tutti i tempi, solo che cambia l'oggetto. Qui è la fissazione per l'automobile, che non è altro che un modo per farsi notare e invidiare da tutti i vicini, per farsi vedere ricchi e altolocati. L'ironia su queste debolezze umane è garbata e scherzosa, e il film è pervaso da un lieve umorismo quasi costante, costellato qua e là da qualche bella risata.
Gli attori sono tutti bravi. Non si prendono troppo sul serio, ed è forse per questo che suscitano il riso quando fanno la parte di chi si atteggia a ricco e raffinato.
Nonostante la trama, che dal racconto potrebbe sembrare una messa in ridicolo del capitalismo occidentale, l'intento del film non è questo. Anzi, qua e là c'è qualche stoccatina alla Jugoslavia di allora, tra alti dazi doganali per l'importazione e l'inflazione interna. Il film fu girato in una bella ed estiva Pirano, con le insegne dei negozi in sloveno e italiano. Dello stesso regista, da segnalare anche "Vesna" (1953).
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