Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
l'innocenza di un giovane canadese arrivato in colombia al seguito del fratello maggiore, si estrinseca nel voler aprire un posto dove i turisti, o i gringo come vengono chiamati dai locali, possano bere e rifocillarsi bocca, cuore e spirito in un posto paradisiaco. i gringos sono surfisti e il fratello maggiore non può più surfare a causa di un incidente che lo ha reso zoppo. l'innocenza di questi ragazzi biondi, con gli occhi azzurri, una mascella dove ci si potrebbe far atterrare un jet, e sogni di rivalsa da far diventare realtà lontano dalla madre patria, vengono infranti sul nascere. dei criminalotti da strapazzo che però girano armati e muniti di cane addestrato a sbranare, chiedono la tangente e nel frattempo distruggono le fondamenta del loro sogno. ESCOBAR è un film strano che inizia in un modo palesemente fastidioso. il sogno flou di questi giovanottoni sani e fieri e parecchio ingenui, si schianta sulla pericolosità di certe gang, alle quali tra l'altro sono abbondantemente abituati, e per uno di essi viene fomentato sul e dal sorriso di una bellissima ragazza del posto che per puro caso è la nipote prediletta di pablo escobar che agli inizi degli anni 90 era si un pericoloso narcotrafficante che commerciava col prodotto nazionale, come gli dice candidamente la ragazza ad una festa del boss, ma da tutti è amato perchè con gli introiti del suo commercio fa del bene a tutti, costruendo ospedali e asili.
siccome la sfacciataggine di escobar è smisurata come il suo ego, il suo potere e la sua crudeltà, costui si candida al governo, ma cominciano i guai quando un suo oppositore che sbandiera tutti i suoi crimini pubblicamente "al mondo", viene ucciso.
ESCOBAR quindi da involontaria soap con "echi almodovariana degli esordi" dell'inizio, si trasforma in un sommesso action-thriller dove colui che dovrebbe essere l'eroe oltre che il protagonista della pellicola, affronta tanti di quei COMING OF... che davvero ho creduto che il film potesse avere un lieto fine, come noi adolescenti negli anni 80 siamo stati allevati a credere.
il pablo escobar di benicio del toro è un fervente credente che non esita a dire al prete che lo accompagna dagli americani a cui si sta consegnando come da accordi internazionali, che lui!, PABLO ESCOBAR comprerà un potentissimo telescopio e lo punterà verso il cielo per tenere d'occhio direttamente DIO.
Di Stefano, Marciano e Del Toro hanno saputo creare un cattivo, a mio avviso, che ne rispecchia tanti altri, ma ne hanno saputo cavare fuori la disgustosa facciata b del male. con la proverbiale fissità degli occhi, benicio(che è un signor attore, signori miei!!!) dimostra come la parola del boss vada sempre interpretata. lui è dio e quando telefona a sua madre per chiederle di pregare dio insieme, suona fastidiosamente come una delle tante falsità che racconta a chiunque lo circondi e non sia parte della sua famiglia. il male di escobar e di quelli come lui che si fanno benefattori del popolo, sta nel fatto che a lui, DIO di quelle terre e di quelle genti, non interessa nulla se non il potere derivato dai soldi e dalle ricchezze accumulate.
Di Stefano e Marciano rendono il film sempre più affannoso e disperato e crudele. ho sentito la disperazione di nick/nico(hutcherson ha saputo reggere la pressione che il suo personaggio stava subendo di minuto in minuto) e la pacata malvagità di del toro sembrava uscire dallo schermo talmente diventava densa e insopportabile per i personaggi verso cui era destinata, anche quando questi non erano destinata a morte certa.
una buona co-produzione con un accorato senso del racconto, fanno dell'esordio di Di Stefano alla regia, per me un ottimo film di intrattenimento e una fine indagine sul male e sulla perdita dell'innocenza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta