Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Verso la fine degli anni '80 un giovane surfista canadese (Hutcherson) si reca con il fratello e la fidanzata di quest'ultimo in Colombia, sperando di scovare lì il suo paradiso (e infatti Paradise Lost è il titolo originale del film). Trova invece la fidanzata (Traisac), una ragazza del posto il cui zio è nientemeno che Pablo Escobar (Del Toro), il re del narcotraffico. Il ragazzo entra così nella fazenda del potentissimo uomo, vivendo un dilaniante dilemma morale sull'opportunità o meno di rimanere lì. Qualche anno più tardi, nel 1991, Escobar gli affiderà una durissima prova di fiducia, che costringerà il ragazzo a una fuga rocambolesca.
Attore trascurabilissimo (tra le sue partecipazioni vanno ricordate Almost blue, Cuore sacro e persino Vita di Pi), Andrea Di Stefano passa per la prima volta dietro la macchina da presa. E lo fa con assoluta cognizione di causa, cercando finanziamenti all'estero (Francia, Spagna, Belgio) e puntando non su un biopic sul discusso affarista colombiano abilissimo nell'ingraziarsi il popolo al punto da occupare un posto rilevante anche sulla scena politica, bensì facendo leva sullo sguardo morale esterno del giovane protagonista capitato per caso in una situazione più grande di lui. Se la prima parte del film fatica a carburare, nonostante il consueto carisma di un Benicio Del Toro che ancora una volta deve misurarsi con personaggi legati al mondo della droga (Basquiat, Traffic, Noi due sconosciuti, Sicario), la seconda parte spicca il volo imboccando un registro thriller indovinatissimo, nel quale il problema etico non si opacizza e non cede mai il passo alla tentazione dell'action movie.
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