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Escobar

Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film

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La recensione su Escobar

di pazuzu
7 stelle

Con alle spalle quindici anni di carriera non eccelsa come attore, Andrea Di Stefano ha esordito alla regia con un'operazione talmente ambiziosa e costosa da rivelarsi del tutto irrealizzabile all'interno del sistema cinematografico italiano. Trovati produttori e soldi tra Francia, Spagna e Belgio, è riuscito a portare a termine un progetto covato per cinque anni: Escobar: Paradise Lost, un action thriller imperfetto ma adrenalinico da lui stesso scritto (a quattro mani con Francesca Marciano) che prende spunto dalla figura contraddittoria di Pablo Escobar, temuto e riverito boss del narcotraffico a capo (tra gli anni '80 e l'inizio del '90) del cosiddetto Cartello di Medellin e capace di generare attorno a sé, tra la gente che illudeva elargendo denaro a destra e a manca, un vero e proprio culto della personalità.

Ad entrare in contatto con questo personaggio nero come la pece è un ragazzo semplice, Nick, un surfista canadese giunto in Colombia con il fratello e la cognata (intenzionati ad aprire un chiosco sulla spiaggia), che si innamora proprio di sua nipote Maria, che glielo presenta come un uomo amato da tutti che fa del bene alla gente. Introdotto in maniera sempre più stabile nella famiglia, Nick sente puzza di bruciato quando si accorge che chiunque lo infastidisca finisce sistematicamente ammazzato: spaventato dalla personalità esuberante, dal potere e dalla perfidia di zio Pablo, inizia a fare opera di convincimento nei confronti di Maria per scappare da lì con lui alla volta del Canada. Ma quando la ragazza si decide a dargli retta è ormai troppo tardi, perché il boss, in accordo con il governo, ha deciso di costituirsi per evitare danni maggiori, ma prima di farlo ha intenzione di chiedere proprio a lui una commissione dai contenuti agghiaccianti.

Ciò che salta agli occhi da subito, nel film di Di Stefano, è lo stile aggressivo, ritmato e senza fronzoli attraverso il quale il regista introduce sin da subito lo spettatore nel bel mezzo della storia, salvo poi riavvolgere il nastro con un lungo flashback utile a comprendere l'antefatto ed apparecchiare la lunga e tiratissima seconda parte. Ad una struttura narrativa ben oliata, fa da contraltare una definizione non sempre impeccabile dei caratteri, specie quello di Maria (interpretata da Claudia Traisac), la cui ingenuità iniziale è seguita da un ravvedimento sin troppo improvviso, per evitare il quale avrebbe giovato perlomeno qualche passaggio intermedio. Nonostante gli appena citati scricchiolii di sceneggiatura, Escobar: Paradise Lost resta un prodotto di genere di discreto livello nel quale, dulcis in fundo, la parte del leone la fa, nel ruolo di Escobar, un Benicio Del Toro gigantesco in tutti i sensi, ingrassato, imbruttito, incattivito e spaventoso, capace di tenere in piedi la scena da solo ma comunque ben coadiuvato dal protagonista nominale, l'efficace "belloccio" Josh Hutcherson.

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