Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Non capita spesso che un film sia all’altezza dell’opera letteraria da cui è tratto.
Ma non è questo il caso.
Il film di Stephen Frears è la versione più fedele e perfetta del romanzo epistolare scritto nel '700 da Choderlos De Laclos "Les liaisons dangereuses".
Molto più riuscito di quello di Milos Forman, più attento ai sentimenti, ma più leggero, quasi giocoso e privo di quel velo di tragedia.
Il libro ambientato nella Francia del diciottesimo secolo, è la rappresentazione crudele e impietosa di una società dissoluta ormai al tramonto che sta per essere travolta dalla rivoluzione francese.
Una società colta nelle sue vuote forme esteriori, nei suoi meccanismi e dinamiche, tra equilibri e rapporti sociali tra mondo maschile e femminile.
Fin dall'inizio del film, nei titoli di testa si percepisce un senso di dramma ineluttabile; tutto è finzione dietro inchini, sorrisi ed espressioni (la toilette mattutina dei due protagonisti principali che si preparano a calcare il teatro di inganni e menzogne da loro orchestrato) e l'illusione appartiene a tutti i protagonisti di questa storia crudele che gioca con i sentimenti, li calpesta e pensa di poterli dominare e controllare.
"Il secolo volge al termine" dirà la diabolica marchesa de Merteuil che pretende la prova del successo della conquista del cinico libertino, il visconte di Valmont che cerca di insidiare e sedurre la candida madame de Tourvel. E in effetti sembra che non ci sia più tempo, perché nel momento in cui scatta l’intrigo e le pedine iniziano a muoversi manovrate dai diabolici protagonisti, nessuno sarà in grado di sfuggire al distino più nefasto, neppure chi ha architettato tutto.
La storia è nota: la marchesa de Merteuil vuole vendicarsi per essere stata abbandonata da Gercourt e chiede al dissoluto, amorale visconte di Valmont, - libertino che non cerca l’amore, ma il gusto dell’avventura più proibita è difficile - di sedurre la giovane Cecile De Volanges, fanciulla appena uscita da un convento e promessa sposa del suo amante. Ma Valmont ha ben altre mire; ha puntato la rigida, religiosa, felicemente sposata madame de Tourvel, troppo ingenua per intuire il gioco perverso di cui diverrà vittima sacrificale.
Il film è perfetto nella messa in scena, nella ricostruzione dell’epoca tra ambienti e costumi, nella riproduzione stessa dei comportamenti, vezzi e gesti che ai nostri occhi moderni fanno addirittura sorridere, perché può sembrare incredibile che una donna dalla robusta moralità, - forse vittima della sua stessa educazione religiosa - dopo una apparente strenua sofferta resistenza, si lasci incantare da un personaggio ambiguo come Valmont, senza mettere in dubbio la sua onestà, ma così è. E se la mette in dubbio, è solo per un momento perché preferisce scegliere l’illusione, il delirio di una passione che sconvolge, ma che alla fine non sa sostenere di fronte alla verità nuda e cruda. Verità sotto cui anche Valmont dovrà soccombere, vittima di se stesso e della marchesa, sorta di Medea che per sconfiggere un uomo colpisce al cuore un’ altra donna. E nella crudeltà dei personaggi, nel loro giocare con le vite degli altri c’è qualcosa di reale e riconoscibile anche ai nostri occhi avvezzi a tutto.
La recitazione degli attori è magistrale; Glenn Close è superba, diabolica e ambigua, e le sue espressioni ci restituiscono un personaggio complesso, affascinante, una figura di donna scaltra e intelligentissima, consapevole di sé stessa perché “nata per dominare il vostro sesso e vendicare il mio” come dirà all’amico visconte, la sola frase che giustifica le sue azioni e che in qualche modo le spiega.
Perché lei non cerca il piacere, ma la conoscenza.
John Malkovich, uomo non bellissimo, ma dotato di grande carisma, è semplicemente straordinario in questo ruolo; lui incarna Valmont nei gesti, nelle espressioni melliflue e false, e in quelle più intense e sofferte. Per me il suo volto è ormai associato alla figura maschile di questo romanzo; addirittura quando leggo il libro, Valmont ha le sue sembianze più di ogni altro personaggio.
Ci sono Michelle Pfeiffer, attrice che io adoro, bellissima e talentuosa, tragica e sofferta madame De Tourvel, e una giovanissima Uma Thurman nei panni della ingenua e un po’ sciocca, manovrabile Cecile de Volanges che si lascia traviare da Valmont e crede di amare il cavaliere Danceny.
Può sembrare lento, ma in realtà la tensione è palpabile oltre che nei dialoghi, anche grazie alla musica che sottolinea certi momenti del film dove il confronto tra i personaggi si fa serrato.
Una storia cattiva che affascina e dove nessuno si salva, perché l’amore si vendica su tutti i suoi protagonisti e le maschere sono destinate a cadere, - e il finale del film lo suggerisce - perfino quella della diabolica marchesa che nel romanzo si ritroverà sfigurata dal vaiolo, con l’anima nera rivoltata come un guanto.
Uno dei miei film preferiti che rivedo sempre con infinito piacere che consiglio a chi come me ha amato questo romanzo.
Un capolavoro nel suo genere.
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