Regia di Germano Maccioni vedi scheda film
Iniziali GLF era il titolo di uno spettacolo post CSI di Giovanni Lindo Ferretti, l’artista che ha vissuto e consumato tante vite naturali e musicali. Bambino negli Appennini emiliani, “ne faremo un cantante” in collegio ma non allo Zecchino d’oro. L’età della ragione e della contestazione con l’estremismo militante di Lotta Continua. Reggio Emilia quale estrema periferia di Berlino, nascita dei CCCP-FEDELI ALLA LINEA-LA LINEA NON C’E. Punk ideologico fatto di creste, situazionismo e teatro futurista. Dalla fascinazione estetica per l’Urss al concerto con i Litfiba a Mosca. Fine di un’epoca e di un piano ultraquinquennale. Dalle ceneri dei CCCP e da schegge impazzite dei Litfiba sorgeranno i CSI, scintille anticipate dal definitivo EPICA ETICA ETNICA PATHOS. Per Ferretti quella fine segna il ritorno alle origini, all’infanzia, gli animali e i cavalli erano un ricordo della tenera età, ché da quel momento riempiranno la sua nuova vita. Cavalli che fanno da filo conduttore al documentario di Germano Maccioni, il concerto equestre in cui avviene l’incontro tra un signore dei cavalli e un signore delle parole. Quattro o cinque malattie simili a tappe fondamentali dell’esistenza di Giovanni Lindo e la musica come panacea, cura di questi mali insieme all’amore per la sua terra.
“Ho una grossa tendenza a somatizzare il disagio e il dolore…Prima erano poveri e liberi, adesso sono poveri e schiavi…La politica non è una religione, è una necessità di sopravvivenza nel sociale…Nessuno ha idea di cosa sia il futuro…Non ci vuole una vita per imparare a morire, si impara l’alfabeto, a parlare, a leggere, pregare, piangere, ridere e a conoscere la morte…dire io sono cattolico non significa fare una dichiarazione ideologica, non è la soluzione dei miei problemi…per quanto riguarda la dimensione religiosa io sono fermo alla soglia del mistero…”.
Il Ferretti-pensiero affascina da sempre, fin dalle prose alla Majakowkij dei versi eterni elaborati per i CCCP, divenuti carne sangue nutrimento in quelli del Consorzio Suonatori Indipendenti con la chiosa chiamata Mongolia. L’utopia infantile che si concretizza. Stare su un palco concentrato e ad occhi chiusi con lo sguardo profondo Ko De Mondo e la voce da alieno. Riappacificarsi con l’amata madre con un semplice gesto. Essere un monaco punk, questo era ed è ancora Ferretti-Fedele alla linea (non più il locale Linientreu di Berlino ma una scelta di sessant’anni di vita). Onore e rispetto a lui e alle decine di Marlboro accese e consumate come ceri. “…il vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere ma vivere, vivere e ancora vivere”.
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