Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
A dispetto del suo titolo, si rivela essere un fantasy soltanto liberamente ispirato ai testi biblici, che da lì prende sì in prestito alcuni nomi e situazioni, ma al fine unico d'imbastire una rappresentazione di tutt'altro genere. Anzi, contaminazione di generi. Visivamente parlando sarebbe di buona fattura, accattivante e affascinante nell'originalità con cui s'appresta all'introduzione di storie e concetti per mezzo delle immagini. Il racconto iniziale oppure la Creazione, così come i flashback e i sogni, sono gli esempi più eclatanti di questo stile che non cerca la resa realistica, bensì si compiace di un risultato più prossimo all'animazione pura. Solo in quest'ottica si riescono a spiegare le stravaganze degli effetti speciali. La sperimentazione, tuttavia, non si limita alla tecnica. Infatti, impatta anche sui contenuti. Della fonte resta un'influenza lontana, cui s'aggiungono degli esseri mitologici che paiono uscire dalla Terra di Mezzo descritta da Tolkien, un pianeta che sembra già quel che resta di un cataclisma - come nei moderni film di fantascienza, dove si prospetta il ritorno a una civiltà di tribù delle origini - più qualche pseudo-magia da parte di sciamani o santoni e i classici inserti mistico-religiosi new age che tanto appagano il cinema del nuovo millennio. Alcune intuizioni hanno comunque incontrato il mio favore, diverse invece no. Dei personaggi ho apprezzato maggiormente gli animali e, paradossalmente, persino i Vigilanti. Perché i protagonisti sono purtroppo privi d'interesse o addirittura antipatici, troppo inferiori a quanto il cast avrebbe meritato. La maggioranza di essi è monodimensionale, rasentando l'insipienza, con il peggio inscenato dalle turbe adolescenziali dei figli, quando le loro azioni sono ridotte a mere risposte d'impulsi e d'istinti riproduttivi. Non si approfondisce la psicologia, si rinuncia alla teologia, non si tenta nemmeno di suscitare riflessione. Peccato. Per me non basta a poter superare una quasi stentata (in)sufficienza.
Noè viene prescelto dal Creatore per eseguire le sue volontà. All'uomo è chiesto d'intraprendere una missione epocale di salvezza, prima che un diluvio universale devasti il mondo intero. Insieme alla sua famiglia, dovrà costruire un'arca capace di contenere due esemplari di tutte le specie animali per metterli al sicuro. Il sacrificio di sé e la sua devozione, però, lo porranno in conflitto con se stesso e i suoi cari, attraverso un cammino fatto di paura e fede, distruzione e trionfo, avversità e speranza.
Ha un talento visionario che imprime una forte peculiarità onirico-allucinogena a diverse sequenze.
Noè. Più che un patriarca sembra un integralista iracondo e assatanato, ma ho i miei dubbi che sia colpa dell'attore, il quale dovrebbe essersi limitato a seguire le indicazioni ricevute.
Naameh, la moglie di Noè. Praticamente è l'unica figura che mi ha colpito in positivo. Sarà per il mio debole nei confronti dell'attrice, che anche qui è incantevole.
Tubal-cain, discendente di Caino. Solito stereotipo del cattivo di turno e nulla più di questo.
Ila, moglie di Sem, uno dei figli di Noè. Forse è un difetto mio, però mi è parsa poco credibile e non troppo convinta della parte assegnatale.
Cam, uno dei figli di Noè. Altrove ha già avuto modo di esprimere l'impegno e la competenza, a dispetto della giovane età, ma stavolta è stato represso nell'insignificanza.
Matusalemme, nonno di Noè. Un ruolo, per come è scritto, non all'altezza del suo carisma.
Un confacente insieme di composizioni a firma Clint Mansell che tiene il passo dell'immaginario.
I personaggi non sono poi così memorabili. E certi risvolti dell'intreccio sono indisponenti.
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