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Noah

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Noah

di Lina
5 stelle

Noah o Noè, è sempre stato uno dei personaggi biblici più affascinanti poiché affascinante è la sua storia e la missione che gli affidò Dio di salvare le specie animali e la propria famiglia dal Diluvio Universale che mandò sulla terra per sterminare l’umanità corrotta. Noè quindi fu il patriarca scelto da Dio per diventare il capostipite di una rinnovata umanità.

 

Ho letto che anche Darren Aronofsky sia stato affascinato dalla sua storia sin da piccolo e sinceramente, mi è davvero difficile ora esprimere un giudizio lineare e coerente sul suo film in quanto non mi è sembrato quel film tanto orribile come definito dalla critica americana che lo ha stroncato in pieno e che alcuni paesi arabi, asiatici e nord-africani hanno addirittura bandito considerandolo contradditorio nei confronti degli insegnamenti dell’Islam, ma non mi è sembrato neppure quel film così grandioso e fedele alla Bibbia come Aronofsky & Company han voluto pubblicizzarlo. Di panzane infatti, Aronofsky ne ha inserite pure troppe nella trama in quanto è un cineasta certamente visionario, ma anche molto furbo poiché ha ben pensato d’inserire nel suo film tutti gli elementi, o forse dovrei dire tutti gli stereotipi più ruffiani e di maggior effetto sul pubblico, veri o falsi che fossero, con il principale scopo di accattivarselo. Perciò il polpettone è completo: angeli decaduti, premonizioni, sogni rivelatori, amori che finiscono tragicamente, rapporti difficili tra padre e figli ed un’introspezione psicologica assai controversa di Noè che un giorno sembra l’uomo più pacifico del mondo ed un altro giorno invece ha scatti d’ira che però non gli durano più di cinque minuti ed in cui può arrivare addirittura ad uccidere (se è Dio ad ordinarglielo manco fosse il suo sicario personale... e poi da quando Dio è così crudele da voler che vengano uccise delle creature innocenti?!?), sebbene non lo faccia comunque mai alla fine. La scena più arruffiana-pubblico di fatti è quella in cui Ila, la moglie di Sem, lo supplica di non uccidere le sue bambine ancora in fasce mentre piangono, ma di aspettare almeno che riesca ad addormentarle con la sua ninna-nanna miratamente commovente proprio come lo è miratamente l’intero film.

 

Pertanto io ci vedo un’opera assai furba e pretenziosa invece che un capolavoro come ritenuto da alcuni spettatori ingenui, anche se con questo non intendo dire che sia del tutto priva di pregi. Ha molta anima di fatti e rende molto anche sotto l’aspetto scenico. Bella ed accattivante si rivela in modo particolare la sequenza in cui viene spiegata la creazione della terra attraverso un’ottima narrazione ed una serie d’immagini che basandosi sulle teorie astrofisiche, mostrano la nascita dell'intero universo illustrando come si sono formate le galassie, il sistema solare, la luna e le stelle, ma anche la riproduzione dell’arca è ben fatta ed una volta tanto meticolosamente simile a quella biblica, inoltre il film gode di belle ambientazioni e scenografie, di un’ottima e suggestiva fotografia, di riprese ed inquadrature di grande effetto (quella in cui si vede volare dopo il diluvio la colomba con un ramoscello di ulivo nel becco in primis), ma anche di un ritmo costante, di dialoghi incisivi e di una sceneggiatura congruente e ben elaborata che dà vita ad una messa in scena avvincente tutto sommato. Aronofsky sa approfondire bene anche i dettagli, sa raffigurare con zelo la corruzione umana e gli attori danno il loro massimo, dando corpo ed anima ai propri personaggi che caratterizzano dunque con grande (forse eccessiva) scrupolosità - più bravi tuttavia gli interpreti meno famosi forse poiché Russell Crowe, ricorda ancora una volta "Il Gladiatore" per certi versi ed Anthony Hopkins ormai abbonato da tempo al ruolo del vecchio saggio, risulta assai scontato nel ruolo di Matusalemme (la cui scena di morte a proposito, quando si lascia travolgere con aria compiaciuta e beata dalle acque, rappresenta forse la caduta di stile più alta del film poiché fa scoppiare a ridere istericamente e non credo sia un bene - naturalmente non fu quello il modo in cui morì - dato che fa assumere per qualche attimo alla storia un effetto-barzelletta).

 

Tuttavia il film, dopo una buona partenza, già prima della fine del primo tempo, inizia a perdere colpi assumendo un tono cupo e fuorviante che travisa la realtà. Entrano infatti in scena mostri di pietra che non appena li ho visti giuro che ho sentito echeggiare nelle mie orecchie la melodia di “Neverending story” poiché sembravano veramente usciti direttamente da’ “La storia infinita”, ma che Aronofsky vuole darci a bere che siano invece i giganti-angeli decaduti di cui parla l’Antico Testamento e tra una trovata fantasiosa e l’altra e qualche effetto speciale di troppo, ad un certo punto sembra di ritrovarsi pure ne’ “Il signore degli anelli. I vari accenni alla sessualità inoltre faranno storcere il naso ai più puritani che amano il genere biblico dato che Aronofsky si diverte a donare uno spessore un po’ sessuomane ai figli di Noè ed apre dopo anche diverse parentesi sentimentali, illustrando le loro vicissitudini amorose quasi con lo stile delle telenovele, auto-concedendosi enormi libertà narrative. Infatti mostra Cam come uno sfigato che contrariamente a quanto riportato sull’Antico Testamento, è l’unico dei fratelli a non essere sposato e che non appena capisce di aver forse trovato la donna della sua vita, è costretto a perderla poiché viene trascinato con la forza da Noè che per mancanza di tempo, non gli permette di salvarla da una morte certa. Così tra scemenze varie (le più grosse forse sono quella del test di gravidanza eseguito nell’arca dalla moglie di Sem, tramite l’aiuto della moglie di Noè e Cam che si allea con Tubal-cain, il principale nemico di suo padre, facendolo addirittura salire a bordo dell’arca), sentimentalismi un po’ stucchevoli, scontati e ruffiani (dovuti agli irritanti pianti di Emma Watson specialmente) e scene di fughe apocalittiche contro il tempo - che sembrano pure riciclate da altri lungometraggi - il film si compie. Ma è comunque un film che non avrà mai il sapore di un vero e proprio kolossal come lo sono “Ben-Hur”, “I dieci comandamenti”, “Sansone e Dalila” ecc. poiché non è un’opera altrettanto solenne, né epica, ma assomiglia più ad un fantasy apocalittico.

 

Anche “I dieci comandamenti” di Cecil B. DeMille fuorviava la realtà introducendo situazioni e personaggi non esistenti nella Bibbia, ma almeno lo faceva con classe ed eleganza, senza esagerare e senza cadere nel ridicolo.

Aronofsky invece preme un po’ troppo il pedale sul lato dark della storia di Noè con il risultato di farlo sembrare un personaggio carismatico e collimante con quello biblico solo finché non lo si vede diventare nevrotico, violento e pure ubriacone (beve per dimenticare le sue incomprensioni con Sem e Cam che lo odiano segretamente e per dimenticare di non aver potuto obbedire a Dio solo perché aveva risparmiato la vita alle nipotine), senza contare che la sfumatura vegetariana ed animalista che sempre Aronofsky gli fa assumere ad un certo punto, quando lo si vede spiegare ai figli che mangiare carne sia un peccato grave, è davvero ridicola e fastidiosa. Nell’Antico Testamento non c’è alcun accenno simile e Noè anzi, era solito sacrificare gli animali a Dio.

 

Un regista può anche realizzare film d’ispirazione biblica con diversi elementi fuorvianti - poiché è successo ed anche spesso già in passato - ma senza esagerare con le stupidaggini e perlomeno senza sponsorizzarlo ingannevolmente come se invece fosse fedele al Nuovo o all’Antico Testamento.

 

Tra pregi e difetti dunque, per me questo film è riuscito solo a metà.

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