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Noah

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Noah

di amandagriss
8 stelle

Visione laica, quella dell’episodio biblico dell’Arca e del diluvio (universale) che si abbatté

ininterrotto per 40 giorni e 40 notti sulla terra.

Di colui che la costruì per preservare ogni specie vivente (animale) dalla punizione divina.

Visione ateistica, potremmo definirla.

 

In questo film travestito da blockbuster per uso e consumo di massa ---fruitrice distratta

della sala cinematografica nei giorni delle feste (comandate) pasquali,

quando la sua uscita è stata (appropriatamente?) programmata---

non c’è traccia del Dio della Bibbia, di come lo concepisce il nostro immaginario cattolico-cristiano.

Nessuna voce tonante incorporea che istruiva Mosé ne I dieci comandamenti di Cecil B. De Mille,

nessuna presenza trascendente che si fa immanente,

niente che non riguardi l’uomo in prima persona e le proprie percezioni,

niente che non parta dall’uomo stesso, che non venga deciso da lui.

Noè o Noah è un diverso tra gli uomini, un illuminato,

ma non come lo intende convenzionalmente la nostra dottrina religiosa.

Non ha la grazia divina infusa, non è il prescelto o il prediletto, è semplicemente un uomo.

Forse un visionario, magari un preveggente, una personalità tanto sensibile da porsi importanti

necessari interrogativi etico-morali su un umanità degenere, totalmente allo sbando,

che sguazza nell’orrore da essa generato e se ne compiace.

Tra i pochi, se non l’unico, a vivere nella convinzione che per la specie umana non vi è alcuna possibilità di espiare le proprie terribili colpe e, perciò, di redimersi.

Il solo mezzo per estirparne la virulenta corruzione è l’annientamento. Radicale.

Che non prevede eccezioni, per nessuno.

L’inattaccabile, ferrea, ottusa rettitudine che guida le scelte (estreme) dell’uomo Noè, lo inducono ad isolarsi dai suoi simili, a vivere -e con sé la sua famiglia- da nomade, e nutrirsi dei frutti della terra, nel rispetto di tutte le creature viventi, accogliendo sotto la sua ala compassionevole gli indifesi e gli innocenti.

Un figlio dei fiori ante-litteram con zaino in spalla e cappotto con cappuccio in tessuto 'jeans antico',

che nel suo perenne errare calpesta una terra insanguinata dalle barbarie perpetrate dalla sua stessa razza.

 

Razionalità e misticismo new age, punto di vista esclusivamente umano. Libero arbitrio.

I miracoli li compiono gli uomini.

Dio è restìo a manifestarsi. Non è di questo mondo.

E momenti di grande suggestione visiva, che sono la cifra stilistica di questo autore controverso, coraggioso e delirante,

il quale non esita a presentarci, come fece a suo tempo Mel Gibson con il chiacchieratissimo The Passion e ancora prima Martin Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo, una visione personalissima e profondamente intimistica delle Sacre Scritture.

Demolita quell’aura intoccabile di santità resta l’uomo.

Le sue miserie e contraddizioni.

Il suo dolente peregrinare. La sua afflizione.

L’eterno conflitto tra (auto)distruzione e rinascita.

 

 

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