Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Visione laica, quella dell’episodio biblico dell’Arca e del diluvio (universale) che si abbatté
ininterrotto per 40 giorni e 40 notti sulla terra.
Di colui che la costruì per preservare ogni specie vivente (animale) dalla punizione divina.
Visione ateistica, potremmo definirla.
In questo film travestito da blockbuster per uso e consumo di massa ---fruitrice distratta
della sala cinematografica nei giorni delle feste (comandate) pasquali,
quando la sua uscita è stata (appropriatamente?) programmata---
non c’è traccia del Dio della Bibbia, di come lo concepisce il nostro immaginario cattolico-cristiano.
Nessuna voce tonante incorporea che istruiva Mosé ne I dieci comandamenti di Cecil B. De Mille,
nessuna presenza trascendente che si fa immanente,
niente che non riguardi l’uomo in prima persona e le proprie percezioni,
niente che non parta dall’uomo stesso, che non venga deciso da lui.
Noè o Noah è un diverso tra gli uomini, un illuminato,
ma non come lo intende convenzionalmente la nostra dottrina religiosa.
Non ha la grazia divina infusa, non è il prescelto o il prediletto, è semplicemente un uomo.
Forse un visionario, magari un preveggente, una personalità tanto sensibile da porsi importanti
necessari interrogativi etico-morali su un umanità degenere, totalmente allo sbando,
che sguazza nell’orrore da essa generato e se ne compiace.
Tra i pochi, se non l’unico, a vivere nella convinzione che per la specie umana non vi è alcuna possibilità di espiare le proprie terribili colpe e, perciò, di redimersi.
Il solo mezzo per estirparne la virulenta corruzione è l’annientamento. Radicale.
Che non prevede eccezioni, per nessuno.
L’inattaccabile, ferrea, ottusa rettitudine che guida le scelte (estreme) dell’uomo Noè, lo inducono ad isolarsi dai suoi simili, a vivere -e con sé la sua famiglia- da nomade, e nutrirsi dei frutti della terra, nel rispetto di tutte le creature viventi, accogliendo sotto la sua ala compassionevole gli indifesi e gli innocenti.
Un figlio dei fiori ante-litteram con zaino in spalla e cappotto con cappuccio in tessuto 'jeans antico',
che nel suo perenne errare calpesta una terra insanguinata dalle barbarie perpetrate dalla sua stessa razza.
Razionalità e misticismo new age, punto di vista esclusivamente umano. Libero arbitrio.
I miracoli li compiono gli uomini.
Dio è restìo a manifestarsi. Non è di questo mondo.
E momenti di grande suggestione visiva, che sono la cifra stilistica di questo autore controverso, coraggioso e delirante,
il quale non esita a presentarci, come fece a suo tempo Mel Gibson con il chiacchieratissimo The Passion e ancora prima Martin Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo, una visione personalissima e profondamente intimistica delle Sacre Scritture.
Demolita quell’aura intoccabile di santità resta l’uomo.
Le sue miserie e contraddizioni.
Il suo dolente peregrinare. La sua afflizione.
L’eterno conflitto tra (auto)distruzione e rinascita.
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